Scintigrafia renale sequenziale (con MAG3)

In cosa consiste 

Si tratta di un esame di medicina nucleare basato sulla somministrazione per via endovenosa di un radiofarmaco (in questo caso il MAG3). Tale tracciante, una volta immesso nel circolo sanguigno, viene captato ed eliminato dai reni in modo proporzionale alla funzionalità renale.

La procedura è piuttosto semplice. Il paziente viene convocato con un ora d’anticipo rispetto all’inizio dell’esame vero e proprio, in modo da provvedere alla somministrazione di un farmaco antipertensivo se necessario. Il paziente viene quindi fatto sdraiare sul lettino del macchinario e, contestualmente, il radiofarmaco viene introdotto per via endovenosa. Il macchinario (la cosiddetta gamma camera) rileva in tempo reale i segnali emessi dal MAG3 e li elabora, fornendo in questo modo un’analisi della funzionalità renale.

L’esame, che dura all’incirca 45 minuti, non è doloroso né pericoloso, in quanto la quantità di radioattività iniettata è molto piccola.

A cosa serve 

La scintigrafia renale sequenziale consente di valutare la funzionalità di entrambi i reni. Di conseguenza può essere prescritta per tutte quelle patologie che compromettono la capacità di lavoro dei reni, come ad esempio la displasia del giunto pielo-ureterale.

Come prepararsi 

È consentita una leggera colazione la mattina della scintigrafia. Il paziente, inoltre, deve essere adeguatamente idratato e pertanto deve bere, 30-60 minuti prima dell’esecuzione dell’esame, almeno mezzo litro d’acqua. È necessario portare in visione il giorno dell’esame la propria documentazione medica.
Le donne in gravidanza devono avvertire tempestivamente lo staff medico.

Dopo l'esame 

Al termine della scintigrafia il paziente può riprendere tutte le sue normali attività ed abitudini. È consigliabile assumere liquidi in abbondanza nelle 24 ore successive, in modo da facilitare l’eliminazione del radiofarmaco. A scopo prudenziale, inoltre, è meglio evitare fino al giorno successivo la vicinanza con donne gravide e bambini sotto i 12 anni, oltre ad interrompere l’allattamento per una trentina di ore.