Il termine "criptorchidismo" viene utilizzato per indicare una condizione di testicolo non palpabile: nei bambini che sono affetti da questa patologia, infatti, uno o entrambi i testicoli non sono presenti nella sacca scrotale.
In condizioni normali intorno al terzo mese di gravidanza il testicolo inizia la sua discesa per giungere, alla fine della gestazione, nella sacca scrotale. Nei bambini interessati da chriptorchidismo questo passaggio non avviene, o almeno non completamente.
L'assenza di uno o di entrambi i testicoli nelle prime settimane di vita non deve necessariamente allarmare. Nella maggior parte dei casi, infatti, i testicoli possono completare la loro discesa entro il primo anno di vita. Se anche questa scadenza viene mancata, tuttavia, è consigliabile rivolgersi ad un medico.
Solo raramente vengono riportati sensazione di dolore lieve o fastidio nella regione inguinale. L’insorgenza di sintomi deve suonare come un campanello d’allarme, poiché può essere connessa alla comparsa di complicanze legate al criptorchidismo.
Probabilmente questo difetto genitale è legato a una disfunzione ormonale. Tuttavia, gli studi sono ancora in corso e non sono ancora state individuate con chiarezza le cause.
L’esame obiettivo dei genitali rappresenta l'opzione diagnostica più accurata, attendibile e meno invasiva. L’esame consiste essenzialmente in una palpazione della zona inguinale volta a valutare la presenza o meno del testicolo nello scroto e nel canale inguinale.
A seconda del tipo di criptorchidismo sospettato, poi, possono essere indicate indagini diagnostiche di secondo livello.
L'approccio terapeutico è chirurgico. In caso di mancata migrazione naturale dei testicoli, infatti, il bambino deve essere sottoposto ad un intervento per ridurre il rischio di complicanze o futuri problemi di infertilità.
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