L’ecografia pelvica transvaginale è un esame diagnostico per immagini che si avvale dell’utilizzo di ultrasuoni per studiare le condizioni e lo stato di salute degli organi genitali femminili. Attraverso una speciale sonda introdotta per via vaginale i ginecologi possono infatti visualizzare su uno schermo l’utero, le tube di Falloppio e le ovaie. Come in un qualsiasi altro esame ecografico, le onde sonore emesse dalla sonda (non udibili dall’orecchio umano e non pericolose) vengono riflesse dai tessuti dell’apparato genitale, e ritornano indietro sotto forma di echi. Tali echi vengono poi analizzati da un computer, che elabora le informazioni raccolte sotto forma di immagini e permette quindi di visualizzare le condizioni degli organi in tempo reale.
La procedura è semplice e indolore, dura in media una decina di minuti e può essere eseguita in ogni momento del ciclo mestruale o i menopausa. La paziente viene fatta sdraiare sul lettino in modo da assumere la classica posizione ginecologica, con le gambe appoggiate sui divaricatori. La sonda ecografia, che è avvolta da un involucro sterile, viene quindi introdotta in vagina in modo da esplorare i genitali interni. Nel corso dell’indagine la paziente può seguire sul monitor ogni fase e parlare con lo specialista.
L’ecografia pelvica transvaginale è un esame piuttosto comune in ambito ginecologico, dal momento che può essere utilizzata per la diagnosi di dolori addominali o pelvici di origine ignota, sanguinamenti o perdite anomale, gonfiore o senso di peso pelvico, malformazioni congenite o in caso di sospetto tumore o infertilità. Rispetto all’ecografia pelvica addominale, consente di osservare con maggiore definizione gli organi genitali femminili.
Può inoltre essere impiegata durante la gravidanza, specie al termine del primo mese.
Non sono richieste norme di preparazione particolari.
Una volta terminata la procedura la paziente può rivestirsi e riprendere le normali attività della vita quotidiana.
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