L’intervento chirurgico consiste nella sostituzione di uno dei due reni con un organo sano prelevato da un donatore compatibile e permette il ripristino delle principali funzioni renali, come la regolazione dei liquidi, l’eliminazione delle sostanze di scarto e il controllo della pressione arteriosa. A differenza di altre tipologie di trapianti, il rene del paziente non viene necessariamente asportato. L’organo irreversibilmente malato, infatti, può essere lasciato in sede, in modo da ridurre il rischio di complicazioni.
Esistono due principali tipologie di trapianto. Nella maggior parte dei casi il rene viene prelevato da un donatore deceduto, nel caso in cui quest’ultimo abbia espresso preventivamente la volontà di donare o l’assenso arrivi dalla sua famiglia. Più raramente il trapianto è reso possibile dalla disponibilità di un donatore vivente (solitamente familiari diretti).
Una volta stabilita la necessità dell’operazione, il paziente viene sottoposto ad una lunga serie di controlli per poi essere inserito in una lista d’attesa in base alla gravità della sua situazione.
I candidati al trapianto sono persone con malattia renale cronica in stadio terminale, in trattamento dialitico da anni e in condizioni cliniche tali da poter affrontare l’intervento e seguire il trattamento immunosoppressivo nel tempo. Non tutti i pazienti possono ricevere un trapianto: alcune malattie o condizioni non controllate (ad esempio infezioni attive, tumori recenti, gravi problemi cardiaci) possono controindicare temporaneamente o permanentemente l’accesso alla lista d’attesa.
La compatibilità tra paziente e donatore dipende dal gruppo sanguigno e dai tessuti, che devono essere simili (l'adeguata compatibilità immunologica). La valutazione di idoneità al trapianto coinvolge diverse figure specialistiche e prevede esami clinici approfonditi, volti a garantire la sicurezza dell’intervento. Ogni caso viene analizzato individualmente da un’équipe multidisciplinare.
L’intervento viene eseguito in anestesia generale e dura diverse ore.
In linea generale il trapianto è indicato quando l’organo del paziente non è più in grado di svolgere le sue normali attività di regolazione e filtraggio. Un danno profondo al rene, infatti, può comprometterne definitivamente le funzioni.
Il trapianto rappresenta il trattamento più efficace e duraturo per l’insufficienza renale cronica in fase avanzata. Rispetto alla dialisi, offre un’aspettativa di vita più lunga e una migliore qualità della vita, permettendo una maggiore autonomia personale, una dieta meno restrittiva e, in molti casi, il ritorno alle attività quotidiane e lavorative.
Sebbene non si tratti di una cura definitiva, il trapianto consente di vivere una vita attiva e soddisfacente, con una gestione clinica ben definita.
Prima del trapianto, il paziente viene sottoposto a un percorso di valutazione pre-trapianto, che comprende visite specialistiche, esami del sangue e delle urine, indagini strumentali e colloqui informativi. Questa fase serve a confermare l’idoneità clinica all’intervento e alla successiva terapia immunosoppressiva.
Durante questa fase, è importante che il paziente comprenda bene i benefici e i rischi dell’intervento, la necessità di aderire alla terapia antirigetto e il programma di follow-up post-operatorio.
In caso di trapianto da donatore deceduto, il paziente dovrà essere pronto a ricevere una chiamata in qualsiasi momento. È quindi utile avere sempre con sé un recapito telefonico attivo e una borsa pronta per il ricovero.
Dopo l’intervento di trapianto, il paziente rimane ricoverato per alcuni giorni, durante i quali viene monitorato attentamente per valutare l’avvio della funzione del nuovo rene e controllare eventuali complicanze.
Poiché il sistema immunitario tende a riconoscere il rene trapiantato come un elemento estraneo, è necessario assumere una terapia immunosoppressiva (farmaci “anti-rigetto”) fin da subito. Questi farmaci riducono l’attività del sistema immunitario e impediscono il rigetto dell’organo trapiantato. È fondamentale seguire attentamente la terapia, senza mai sospenderla o modificarla, e sottoporsi con regolarità ai controlli clinici e di laboratorio per monitorare la funzione del rene trapiantato e identificare precocemente eventuali effetti collaterali o segni di rigetto.
Il nuovo rene inizia spesso a funzionare già nelle prime ore o giorni dopo l’intervento.
Nelle settimane successive, il paziente si sottopone a controlli frequenti per sorvegliare oltre all’eventuale comparsa di segni di rigetto, anche il funzionamento del rene e l’eventuale presenza di infezioni. Col tempo, se non si presentano complicazioni, gli appuntamenti si diradano ma restano essenziali per la salute del trapianto.
È importante seguire uno stile di vita sano, che comprenda un’alimentazione equilibrata, l’attività fisica compatibile con le proprie condizioni, e l’astensione dal fumo. Anche l’aspetto emotivo conta: il trapianto rappresenta un cambiamento importante, che può essere affrontato con maggiore serenità grazie al supporto dell’équipe medica e della rete familiare.


