Lettera promossa dalla "Rete dei Sanitari Per Gaza".
Accogliamo l'invito pervenuto da diversi membri della nostra comunità di pubblicare l'appello per denunciare una volta di più quanto sta avvenendo a Gaza.
Si riporta di seguito il testo integrale e il link per aderire.
"Noi operatori sanitari (medici, infermieri, farmacisti, psicologi, tecnici delle professioni sanitarie, medici veterinari, ostetrici, biologi, fisioterapisti, chimici e fisici) scriviamo con preoccupazione questa lettera per descrivere il livello di distruzione causato da Israele al sistema sanitario di Gaza e per denunciare l’utilizzo della fame come un’arma a Gaza, in ennesima palese violazione del diritto internazionale.
Dal 2 marzo 2025 a Gaza è stato imposto un totale blocco in termini di entrata degli aiuti umanitari. Questo, seguito dalla ripresa dei bombardamenti e degli attacchi israeliani, ha causato e causerà un numero inimmaginabile di vittime, distruzione di infrastrutture civili e evacuazioni forzate di massa.
Non si contano più i report che descrivono attacchi alle case, alle tende, alle scuole, e – ancora una volta – agli ospedali.
Nell’elenco – ormai interminabile – degli attacchi agli ospedali, spicca la data del 13 maggio, quando l’esercito israeliano ha attaccato sia il Nasser Hospital che lo European Gaza Hospital, i due principali ospedali di Khan Younis. Per aggiungere orrore, tra le mura del Nasser Hospital è stato ucciso un giornalista, Hassan Eslaih, che si trovava nella struttura come paziente, in cura per le ustioni derivanti da un pregresso attacco contro una tenda della stampa.
Tra il 7 ottobre 2023 e il 7 maggio 2025, l’OMS ha documentato 686 attacchi contro strutture sanitarie: molti di questi attacchi sono stati scagliati dopo che Israele ha violato il cessate il fuoco, il 18 marzo 2025. È stato distrutto il Turkish-Palestinian Friendship Hospital, il dipartimento chirurgico del Nasser Hospital è stato danneggiano, come la Terapia Intensiva e i pannelli solari dell’Al-Durrah Hospital, o come il dipartimento di emergenza dell’Al-Ahli Hospital.
Oltre alla distruzione delle strutture e dei dipartimenti, a Gaza i colleghi devono affrontare una sempre crescente carenza di farmaci e dispositivi medici di base. Il 43% dei farmaci fondamentali sono fuori produzione, e il 64% dei consumabili sono stati utilizzati. Questo ovviamente ha un peso su tutti i reparti, ma in particolare sui dipartimenti di emergenza, chirurgici e di terapia intensiva – già messi a dura prova dal sempre maggior numero di pazienti da trattare.
I dati di Medici Senza Frontiere citano un numero di ustionati trattati negli ospedali superiore a 100 al giorno: il 70% delle vittime di ustioni sono bambini, e la gran parte muore per la mancanza di trattamento adeguato.
Anche i pazienti con patologie croniche e gravi (insufficienza renale, neoplasie, patologie ematologiche, cardiopatie) sono drammaticamente a rischio in questa situazione.
Negli ospedali mancano anche macchinari, come sistemi di acquisizione per RX, materiale per anestesia e strumentazione chirurgica – ma anche letti dove accogliere i pazienti, lenzuola, telini sterili… Naturalmente, le misure di controllo delle infezioni sono ridotte al minimo, anche per la mancanza di disinfettanti.
Anche il personale sanitario continua ad essere oggetto di attacchi, spesso con l’uccisione o il ferimento anche dei membri delle famiglie. Dal 7 ottobre 2023, almeno 1400 operatori sanitari sono stati uccisi da Israele: è un numero che dovrebbe portarci a reagire.
Va sottolineata anche l’instancabilità dei colleghi, che lavorano senza veri e propri turni di lavoro, pur essendo anche loro soggetti a malnutrizione, trauma fisico e psicologico, e condizioni di lavoro inimmaginabili per noi.
Una nuova emergenza riguarda la fame. Secondo la scala IPC, che classifica la gravità dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione, il 12 maggio i 2.1 milioni di persone a Gaza affronteranno livelli gravi di insicurezza alimentare tra l’11 maggio e il settembre 2025, con circa mezzo milione di persone (una su cinque!) a rischio di morire di fame. Circa 71000 bambini tra i 6 e i 59 mesi e quasi 17000 donne in gravidanza o in allattamento avranno bisogno (secondo le proiezioni) di trattamenti urgenti per malnutrizione acuta tra aprile 2025 e marzo 2026.
La situazione nutrizionale dei bambini a Gaza è particolarmente grave e in rapido peggioramento. L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) sottolinea come l’80% dei bambini a Gaza soffra di malnutrizione, con un 92% nella fascia di età tra i 6 mesi e i due anni senza apporto nutrizionale minimo. Inoltre, il 65% della popolazione di Gaza non ha accesso a acqua pulita da bere.
La ripresa delle operazioni militari, le evacuazioni forzate, il collasso del sistema alimentare (e il blocco) e del sistema sanitario hanno portato a questa drammatica situazione, che richiede una presa di posizione immediata. La IPC Global Initiative, a conclusione del report, richiede una immediata e permanente cessazione degli attacchi, l’entrata senza ostacoli di aiuti umanitari, la protezione incondizionata di civili, operatori umanitari e infrastrutture, e l’espletamento di interventi multisettoriali nel campo della nutrizione, della salute, della sicurezza delle acque e dei sistemi di produzione del cibo.
Anche la FAO ha sollecitato l’accesso immediato alla striscia per salvare la produzione di cibo e di mezzi di sostentamento: in un comunicato, ha richiesto immediato accesso di aiuti umanitari e commerciali. Non solo: nel loro comunicato si sottolinea che anche il sistema di produzione degli alimenti è stato colpito.
Le uniche fonti disponibili di alimenti di origine animale sono rappresentate da animali che vagano sul territorio, con ulteriori rischi per la salute, legati a tossinfezioni, intossicazioni e zoonosi.
Attualmente, l'unica chance per fornire cibo salubre è consentire l’accesso agli aiuti umanitari..
Nuovamente, di fronte a questa situazione, ci troviamo a esprimere una ferma condanna contro la condotta genocida israeliana.
Non possiamo restare a guardare mentre degli esseri umani vengono ammazzati, con proiettili, bombe o con armi più subdole – la fame, la devastazione delle strutture sanitarie.
Abbiamo giurato di proteggere la vita umana, e non lo stiamo facendo.
Chiediamo a tutte le Istituzioni di schierarsi, fare pressione per richiedere un immediato e permanente cessate il fuoco e l’ingresso urgente di aiuti umanitari e di cibo a Gaza.
Come già in passato, auspichiamo che i primi a farsi carico di questa richiesta siano proprio gli Ordini Professionali che rappresentano le categorie di noi operatori sanitari. Siamo certi che, leggendo questo breve riassunto della situazione, sarete fermi con noi nella condanna di quanto sta succedendo a Gaza, e sarete quindi al nostro fianco nel richiedere alle Istituzioni politiche di prendere una posizione netta."