Giornata mondiale di sensibilizzazione nei confronti del Delirium

16 March 2022

Dopo due anni di sosta forzata per la pandemia, riprende l’attività di sensibilizzazione sul problema del delirium in ospedale in occasione della giornata mondiale organizzata sin dal 2015 dall’I-Delirium, rete scientifica internazionale del delirium.

Mercoledì 16 marzo l’équipe multiprofessionale della Geriatria, Ortogeriatria e CDCD diretto dalla dott.ssa Maria Lia Lunardelli incontra colleghi medici e infermieri nei vari padiglioni medici e chirurgici del Policlinico per distribuire materiale informativo utile per il riconoscimento precoce del  delirium e per il suo trattamento.
 
L’esperienza dell’infezione da Sars Cov 2 ha confermato come il delirium sia frequente nei pazienti ricoverati in ospedale per patologie acute e in particolare nelle terapie intensive. Complicanza  frequente del ricovero in ospedale, il delirium colpisce circa una persona su cinque, con una particolare incidenza negli anziani. Per questo motivo il delirium è oggetto di attenzione in ambito geriatrico ma non solo; recenti revisioni sistematiche sull’incidenza del delirium in rapporto ai vari setting di cura hanno  rilevato che questa varia dal 25% nei reparti medici al 50% nelle aree chirurgiche fino al 75% in terapia intensiva.
 
Il delirium è quindi una sfida assistenziale in ogni ambito di cura: servizi di emergenza, reparti di medicina e chirurgia, geriatria, oncologia, unità di terapia intensiva e anche strutture residenziali e a domicilio.
La malattia può presentarsi in varie forme: iperattivo, ipoattivo  a seconda delle manifestazioni comportamentali e dello stato di vigilanza, e misto quando vi sia un'alternanza delle due tipologie. Senza strumenti diagnostici risulta  difficile riconoscerlo nelle sue manifestazioni ipocinetiche (letargia, apatia, non contatto). In studi recenti in cui medici e infermieri hanno usato gli strumenti di screening, la prevalenza di questa forma è risultata superiore a quella della forma ipercinetica.
 
Caratterizzato da una genesi multifattoriale, il delirium tende a svilupparsi soprattutto in anziani con fragilità fisica e cognitiva ricoverati in ospedale per malattie acute. In genere, negli anziani fragili bastano minimi cambiamenti, a determinare il delirium, mentre nel caso di anziani in buone condizioni sono necessari eventi più severi, quali un intervento chirurgico maggiore o una sepsi.

Per tenere sotto controllo il delirium non c’è arma migliore della prevenzione. Per renderla efficace occorre:
 
-    identificare i pazienti a rischio;
-    mobilizzare tempestivamente le persone e, quando possibile, farle camminare;
-    stimolare l’orientamento temporo-spaziale e la cognitività;
-    compensare i deficit sensoriali facendo usare occhiali e apparecchi acustici;
-    promuovere un buon ritmo sonno-veglia;
-    evitare farmaci con effetti negativi sulla funzione cognitiva (psicofarmaci, neurolettici, anticolinergici, alcune classi di antibiotici);
-    sensibilizzare lo staff in modo da riconoscere i primi sintomi della malattia e approcciarsi in maniera adeguata;
-    incoraggiare la vicinanza dei familiari e dei caregiver al paziente, utile a stimolare la deambulazione assistita e la ripresa delle abilità quotidiane, evitando il ricorso ai farmaci.

L’approccio terapeutico si basa innanzitutto sulla cura della patologia sottostante al delirium e sull’applicazione delle misure preventive prima elencate. La terapia farmacologica con sedativi è indicata nel trattamento di pazienti con agitazione psicomotoria severa non gestibile con strategie alternative e che può mettere a rischio loro stessi o altre persone.
 
All'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola è presente un percorso specifico per pazienti con Delirium o con BPSD in demenza che prevede la possibilità di richiedere una Consulenza Psicogeriatrica e l’eventuale trasferimento in Delirium Room.
Dal 2013 ad oggi le consulenze sono progressivamente aumentate  fino ad arrivare ad oltre 600 all’anno e hanno interessato pazienti sempre più anziani (età media 82,4 anni).
Durante la pandemia, a causa delle conseguenze dell'infezione da Sars COV 2, sono aumentate le consulenze nel reparto di malattie infettive e nei reparti di medicina interna, momentaneamente divenuti reparti Covid-19. La forte relazione tra polmonite da Sars-Cov 2 e delirium può essere imputata, oltre alle conseguenze dell’infezione, anche a vari fattori di rischio ambientali e assistenziali che hanno favorito l’immobilità del paziente, l’isolamento e la difficoltà di comunicazione con il personale a causa delle barriere costituite dai dispositivi di protezione. Anche nei reparti non Covid, si è osservato nello stesso periodo un aumento dei casi di delirium e di BPSD per l’inattuabilità degli interventi non farmacologici, in particolare la mancanza del familiare in reparto.