Trapianto di fegato

Cos’è 

L’intervento chirurgico consiste nella sostituzione del fegato irreversibilmente malato con un fegato sano prelevato da un donatore. Si tratta di un’operazione relativamente comune, la cui riuscita permette il recupero di una soddisfacente qualità di vita.

Esistono tre principali tipologie di trapianto. Nella maggior parte dei casi il fegato viene prelevato da un donatore deceduto, nel caso in cui quest’ultimo abbia espresso preventivamente la volontà di donare o l’assenso arrivi dalla sua famiglia. Più raramente il trapianto è reso possibile dalla disponibilità di un donatore vivente: in questo caso solo una parte del fegato sana viene prelevata e trapiantata nel paziente (l’operazione sfrutta la capacità dell’organo di rigenerarsi fino a raggiungere una funzionalità epatica adeguta). Infine, il trapianto può essere eseguito mediante tecnica Split-Liver: tale metodica consiste nella divisione del fegato in due porzioni funzionalmente autonome e trapiantabili in due donatori diversi, per esempio una in un adulto e l’altra in un bambino. Il centro del Sant’Orsola è stato fra i primi a valutare efficacia e sicurezza di questa tecnica impiegata su due adulti.

Una volta stabilita la necessità del trapianto, il paziente viene sottoposto ad una lunga serie di controlli e inserito in una lista d’attesa in base alla sua gravità. La compatibilità tra paziente e donatore dipende dal gruppo sanguigno e dalle dimensioni corporee, che devono essere simili. L’intervento viene eseguito in anestesia generale e dura diverse ore.

A cosa serve 

Il linea generale il trapianto di fegato è indicato quando l’organo del paziente non è più in grado di svolgere le sue normali attività (pulizia del sangue, regolazione dei livelli di colesterolo, produzione di proteine, ormoni e fattori di coagulazione). Un danno profondo al fegato, infatti, può comprometterne definitivamente le funzioni.

Sono diverse le condizioni che possono dare origine a questo processo, noto come insufficienza epatica. Tra le più comuni troviamo infezioni virali (come le epatiti C e B), l’abuso di alcol, diverse malattie epatiche autoimmuni, disturbi ereditari, alcune patologie delle vie biliari e l’accumulo di grassi nel fegato.

Come prepararsi 

Prima di essere inserito nella lista d’attesa il paziente viene sottoposto ad una lunga serie di esami mirati. Tali controlli comprendono esami del sangue e delle urine, test radiologici e cardiaci, e vengono completati da una valutazione psicologica e sociale del ricevente.

Queste analisi sono fondamentali per accertare lo stato di salute generale del paziente e programmare così al meglio il trapianto.

Inoltre prime dell’intervento i medici devono predisporre un’adeguata terapia immunosoppressiva a base di farmaci, in modo da prevenire una risposta immunitaria negativa del suo organismo verso l’organo trapiantato (rigetto).

Dopo il trattamento 

In genere una volta ultimato il trapianto il paziente viene ricoverato per un paio di settimane, in modo da verificare la riuscita dell’operazione. Durante tale periodo di degenza ospedaliera viene avviata la terapia immunosoppressiva, che dovrà poi essere portata avanti per tutta la vita.

Dopo le dimissioni il paziente deve sottoporsi a controlli periodici per valutare il suo stato di salute generale e le condizioni del fegato. La convalescenza è piuttosto lunga, e il ritorno ad una vita normale (attività fisica inclusa) può richiedere dai 6 ai 12 mesi.