Il tumore della prostata è poco responsivo all’immunoterapia

04 Luglio 2023

La conferma arriva da uno studio internazionale che ha coinvolto anche l’IRCCS Sant’Orsola e i cui risultati sono stati pubblicati poche settimane fa sulla prestigiosa rivista “Journal of Clinical Oncology”.

La ricerca multicentrica, basata su un trial clinico che ha coinvolto oltre 500 pazienti affetti da tumore della prostata, ha testato l’efficacia dell’immunoterapia in aggiunta ad una terapia farmacologica a base di Parp-inibitori. Ma i dati emersi non hanno evidenziato un apporto significativo di questa combinazione terapeutica.

«L’aggiunta di un immunoterapico al trattamento farmacologico può dare qualche risultato in termini di efficacia? La risposta è “no”», spiega in questo senso Francesco Massari, responsabile dell'area oncologica genito-urinario presso l’unità operativa di Oncologia Medica diretta dal professor Andrea Ardizzoni. «Forse dipende dalla biologia della malattia – continua Massari - Tendenzialmente l’immunoterapia tende a funzionare meglio per le neoplasie ad alto tasso mutazionale», categoria a cui non appartiene il tumore della prostata.

Ma in cosa consiste l’immunoterapia? E perché è stata testata?

Si tratta di una particolare metodica che, attraverso la somministrazione di farmaci per via endovenosa, stimola il sistema immunitario ad agire contro le cellule tumorali. A differenza delle altre cure oncologiche, dunque, tale terapia non agisce direttamente sul tumore ma sui meccanismi di difesa del corpo.

Negli ultimi anni l’immunoterapia si è rivelata una risorsa preziosa nella lotta contro diversi tumori. «Ha completamente rivoluzionato lo scenario e la prognosi di varie neoplasie - continua Massari – ma per il tumore della prostata non è ancora stato individuato un agente immunoterapico efficace»