Da un armadio del Sant’Orsola rispunta una copia di una tesi di laurea del 1944. È firmata da Carlos Collado, studente dell’Alma Mater ucciso dai soldati tedeschi a quasi 10mila chilometri da casa.
È una storia notevole, quella di Carlos. Nato a San Josè, in Costa Rica, nel 1919, migrato a Bologna nel 1938 per studiare medicina, laureato con il massimo dei voti, votato alla causa antifascista a tal punto da unirsi alla 63° Brigata Bolero Garibaldi, infine catturato durante uno scontro con i nazifascisti e ammazzato insieme ad altri 12 partigiani nell’eccidio del cavalcavia di Casalecchio. A soli 25 anni.
È una storia, quindi, che merita di essere raccontata. Magari partendo dalla sua fine, o meglio dagli ultimi sviluppi. Che risalgono soltanto a poche settimane fa: a metà settembre, nel corso di un trasloco, è stata infatti ritrovata in un armadio del padiglione di Anatomia Patologica una copia della tesi di laurea di Carlos. “Rilievi anatomoclinici sulle neoplasie endocraniche”, si legge sulla copertina che rilega un centinaio di pagine battute a macchina e corredate dai disegni fatti a mano.
“Quando l’ho presa in mano mi sono emozionata”, racconta la direttrice dell’unità operativa, la professoressa Antonietta d’Errico. Anche perché si tratta di una tesi innovativa, pionieristica per l’epoca, tanto da essere premiata con la lode e la segnalazione per la stampa del testo. Per redigere il suo scritto Carlos “ha analizzato oltre 3.100 autopsie fatte nell’arco di cinque anni, un numero elevatissimo rispetto agli standard odierni”, spiega l’anatomopatologo dell’IRCCS Sant’Orsola Mattia Refolo. Il tutto, in una Bologna immersa negli sconvolgimenti della Seconda Guerra Mondiale.
Carlos, insomma, sarebbe stato un medico straordinario. “Aveva avuto grandi intuizioni, che voleva portare avanti. Non ha potuto farlo perché ha sposato anche un’altra causa, combattere una guerra che non era la sua ma che lui ha condiviso”. Arrivato a Bologna nel 1938, aveva scelto l’Alma Mater perché sapeva che “gli avrebbe garantito gli studi migliori”, racconta il nipote Carlos Collado Carboni (il nome è un omaggio allo zio), giunto dal Costa Rica assieme al figlio Oscar per partecipare alla commemorazione che il 10 ottobre si è svolta presso il padiglione 18 del Sant’Orsola.
Allievo del professor Armando Businco, noto anti-bellico locale, Carlos si è avvicinato col tempo alla causa antifascista. Nell’agosto del 1944, con l’arresto di Businco e dopo essere stato interrogato dalle brigate nere, ha quindi deciso di unirsi ad un gruppo della 63esima brigata Bolero Garibaldi, facendo quello per cui aveva studiato: “salvare vite”, come ha ricordato La Repubblica in un recente articolo. Dopo poche settimane Carlos è stato però catturato a Rasiglio dai tedeschi assieme ad altri dodici partigiani, tutti torturati e fucilati nei pressi del cavalcavia di Casalecchio di Reno il 10 ottobre del 1944.
Casalecchio non ha mai dimenticato il sacrificio del dottor Collado, cui ha dedicato una strada pedonale sul Lungoreno, mentre Bologna l’ha omaggiato con una targa in via Benedetto XIV, sua residenza bolognese. Né l’ha mai dimenticato il Sant’Orsola, che lo annovera fra gli studenti che hanno pagato con la vita il loro antifascismo.