Per la cura dell’ipertiroidismo sono disponibili tre alternative: la terapia farmacologica, il trattamento chirurgico e la terapia radiometabolica con Iodio-131.
La terapia farmacologica in genere viene praticata per un periodo di tempo variabile da 6 a 12 mesi. Se al termine del trattamento viene rilevata un’impennata degli ormoni tiroidei (ossia, una recidiva), tale approccio deve tuttavia essere considerato non efficace.
La terapia chirurgica, che consiste nell’asportazione chirurgica della ghiandola tiroidea, viene solitamente riservata ai pazienti che presentano un gozzo con noduli abbastanza voluminosi e iperfunzionanti.
La terapia radiometabolica con Iodio-131, infine, ha un ruolo fondamentale nella cura dell’ipertiroidismo e si effettua nei casi di pazienti per i quali è controindicata (o non efficace) la terapia farmacologica.
Per la Terapia si utilizza il radioiodio in quantitativi personalizzati variabili (comunque non superiori a 600MBq) che vengono calcolati al momento della somministrazione in base al tipo di patologia, al volume della tiroide e all’intensità di captazione del radioiodio misurata mediante il Test di Captazione.
Le cellule tiroidee concentrano quasi tutto lo iodio che viene introdotto nell’organismo specie con gli alimenti. Lo iodio radioattivo segue lo stesso destino metabolico e quindi dopo essere stato ingerito viene concentrato in gran parte dalle cellule tiroidee: la quota rimanente viene eliminata pochi giorni, con le urine.
In genere, già dopo la prima somministrazione, il radioiodio si dimostra efficace anche se a volte per ottenere l’obbiettivo prefissato è necessario somministrare due o tre dosi. In rari casi la terapia con radioiodio può provocare un transitorio peggioramento dell’ipertiroidismo della durata di alcuni giorni e curabile con terapia farmacologica.
La somministrazione terapeutica di radioiodio richiede pochi minuti. Se associata al Test di captazione del radioiodio, tuttavia, la durata della procedura si estende a 3 ore.
L’obbiettivo di questo trattamento in alcuni casi è quello di distruggere il tessuto iperfunzionante (noduli “caldi”) preservando il restante tessuto tiroideo sano, mentre in altri casi può essere necessario distruggere tutto il tessuto tiroideo (è il caso, ad esempio, della Malattia di Basedw-Graves). In questi ultimi casi il risultato finale sarà perciò l’ipotiroidismo: tale condizione, pur essendo meno grave e molto più facile da curare rispetto all’ipertiroidismo, richiederà comunque un trattamento sostitutivo a vita con ormoni tiroidei.
Preliminarmente alla terapia radiometabolica con radioiodio è indispensabile una visita specialistica del Medico Nucleare tesa a valutare indicazione ed eventuali controindicazioni alla terapia, nonché a predisporre l’opportuno protocollo di preparazione (modalità e tempi di sospensione della terapia tireostatica, informativa riguardante norme comportamentali, consenso informato).
Per quanto riguarda il paziente, è necessario presentarsi a digiuno e astenersi dall’assunzione di sostanze iodate (disinfettanti iodati, integratori alimentari iodati e così via) per tre settimane prima della somministrazione della terapia.
Le donne in età fertile che si sottopongono a tale tipo di trattamento devono, nel loro interesse e in quello del nascituro, avvertire tempestivamente (prima dell’esecuzione della procedura) in caso di eventuale, sicuro o dubbio, stato di gravidanza. Se lo stato di gravidanza è certo, la procedura si potrà eseguire solo in caso di stato di necessità. Se lo stato di gravidanza è presunto, si consiglia l’esecuzione del test di gravidanza prima dell’effettuazione del trattamento.
Al termine del trattamento il paziente può lasciare il Servizio solo se preventivamente autorizzato dal personale sanitario, riprendendo le normali attività quotidiane salvo diversa prescrizione. Fatto salvo quanto appena detto, è necessario tenere a mente un’importante indicazione. Come già accennato, infatti, la terapia a cui il paziente è stato sottoposto prevede la somministrazione di iodio radioattivo che, in gran parte, sarà eliminato con le urine. Tuttavia, per alcune settimane, una parte dello iodio radioattivo rimarrà nel corpo del paziente, diventando temporaneamente fonte di radiazioni. Per tale motivo, è necessario minimizzare il contatto con altre persone mantenendo una distanza di almeno un metro (o due metri per periodi di una certa durata). È inoltre importante mantenere una buona igiene del bagno ed un’accurata pulizia delle mani per ridurre le possibilità di contaminazione. Nel foglio informativo che viene consegnato al paziente sono presenti alcune indicazioni dettagliate in tal senso.
Talvolta questa procedura può determinare secchezza di saliva o bruciore di stomaco, facilmente controllabile con assunzione di abbonanti liquidi o gastro-protettori. In casi eccezionali dopo il trattamento la tiroide può gonfiarsi e provocare un modesto dolore per 3 o 4 giorni. Questi disturbi, in ogni caso, scompaiono spontaneamente, non comportano conseguenze e possono essere attenuati con terapia antinfiammatoria.
Malattie correlate
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