Terapia della SBS con “fattori trofici intestinali”

Cos’è 

La sindrome dell’intestino corto (in inglese “short bowel syndrome”, spesso abbreviato nella sigla SBS) è caratterizzata dal malassorbimento intestinale delle sostanze nutritive contenute negli alimenti. Tale quadro clinico è conseguente all’asportazione chirurgica di tutto o di una parte dell’intestino, un intervento che può essere reso necessario da diverse patologie congenite o acquisite.

Nei 12-24 mesi successivi all’asportazione l’intestino residuo reagisce migliorando la sua capacità di assorbimento. Questo fenomeno, che prende il nome di “adattamento intestinale”, non è però sempre sufficiente: diversi pazienti non raggiungono infatti quel livello di assorbimento necessario a mantenere il normale stato di idratazione e nutrizione dell’organismo, e devono quindi ricorrere alla nutrizione parenterale domiciliare.

Per migliorare la capacità di assorbimento può quindi essere prescritta la somministrazione di fattori trofici intestinali, farmaci in grado di “potenziare” il processo di adattamento intestinale spontaneo post-operatorio. Attualmente, l’unico fattore trofico intestinale approvato per la terapia della sindrome dell’intestino corto nell’adulto e nel bambino di età maggiore di un anno è la teduglutide, un analogo dell’ormone intestinale GLP-2 (glucagon-like peptide-2).

Questo principio attivo viene somministrato tramite iniezione sottocutanea una volta al giorno. La terapia viene eseguita a domicilio direttamente dal paziente, adeguatamente istruito dagli specialisti del Centro. Sono allo studio analoghi del GLP-2 la cui somministrazione può essere effettuata ogni 3-7 giorni.

La terapia con teduglutide è indicata in pazienti in nutrizione parenterale domiciliare per insufficienza intestinale dovuta a sindrome dell’intestino corto, che hanno completato il periodo di adattamento intestinale spontaneo post-operatorio e che non presentino controindicazioni al trattamento.

La valutazione della candidabilità del paziente alla terapia prevede lo studio dell’intestino residuo per escludere la presenza di polipi e tumori e di stenosi (restrizioni che impediscono il regolare passaggio di nutrienti e liquidi nel canale alimentare) tramite l’esecuzione di indagini endoscopiche (colonscopia e gastroscopia) e radiologiche (entero-rinonanza magnetica o entero-TC).

Il paziente deve essere disponibile per controlli ambulatoriali frequenti nei primi 6 mesi di terapia (mediamente ogni 2 settimane i primi due mesi, poi mensilmente).

A cosa serve 

La teduglutide è in grado di migliorare l’assorbimento intestinale di nutrienti e liquidi dell’intestino residuo, stimolando la crescita della superficie intestinale assorbente e rallentando lo svuotamento gastrico e il transito intestinale.

I risultati attesi dalla terapia sono la riduzione del bisogno di nutrizione parenterale, in particolare del volume e delle ore di infusione e/o dei giorni di infusione settimanali. In alcuni casi si può arrivare alla totale sospensione della nutrizione parenterale domiciliare.