Celiachia: l’IRCCS testa nuovi farmaci

18 Maggio 2023

Il Sant’Orsola sperimenta due nuove molecole da affiancare alla dieta priva di glutine per meglio tollerare le possibili contaminazioni.

La prima molecola ha già dimostrato la sua efficacia nella fase 1: la fase 2, che coinvolge attualmente i volontari seguiti dal Centro per la diagnosi e il follow-up della malattia celiaca dell’IRCCS, punta a stabilire la dose e il profilo di sicurezza del farmaco. La molecola agisce sull’inibizione selettiva della transglutaminasi, l’enzima che determina l’innesco della reazione immunitaria in risposta all’assunzione di glutine.

Il secondo progetto di ricerca partirà invece entro la fine del 2023. «In questo caso – spiega il professor Alessandro Granito, dirigente medico del Centro il farmaco è una glutenasi, un enzima che è in grado di degradare il glutine impedendo la formazione di quei frammenti che, una volta giunti nell’intestino, provocano la reazione infiammatoria».

Meccanismi differenti, altamente specifici, per ottenere un risultato simile: migliorare la vita dei pazienti celiaci senza doversi preoccupare costantemente della contaminazione degli alimenti, come per esempio in occasione di un viaggio o di un pasto fuori casa. Secondo le stime, infatti, circa il 30% di chi soffre di questa malattia autoimmune lamenta disturbi nonostante segua correttamente la dieta gluten free. Spesso tali sintomi sono dovuti a contaminazioni involontarie, legate ad esempio ai pasti fuori casa o ad alimenti che non hanno un’etichettatura adeguata. «Non sempre è facile controllare perfettamente cosa si mangia: negli ultimi anni i celiaci hanno potuto beneficiare di una disponibilità crescente di prodotti senza glutine, ma questa malattia determina comunque un cambiamento importante delle abitudini di vita. Molti pazienti, ad esempio, sono condizionati nel programmare una vacanza per paura di non trovare locali che dispongono di pasti gluten free e/o della reperibilità di alimenti certificati. L’impatto sulla socialità è importante».

Se si dimostreranno sicuri ed efficaci, i farmaci potranno allora essere affiancati alla dieta per tollerare meglio le piccole tracce di glutine contenute negli alimenti. Non si tratterà, però, di un “liberi tutti”: «Partiamo dal presupposto che la dieta priva di glutine risulta al momento l’unita terapia di comprovata efficacia: la speranza è che questi farmaci possano affiancarla, non sostituirla – sottolinea Granito - È verosimile che in futuro si possa arrivare a testare terapie alternative, ma già questi farmaci rappresenterebbero un notevole passo avanti per migliorare la protezione dei celiaci».