L’utilizzo del plasma ricco di piastrine (PRP) nell’autotrapianto di tessuto ovarico: una nuova speranza per le pazienti oncologiche che desiderano diventare madri

06 Maggio 2025

Un team di ricerca del Centro di Onco-fertilità del Sant’Orsola ha avviato uno studio innovativo per migliorare la fertilità e la salute ormonale delle giovani pazienti oncologiche. L’idea? Utilizzare il PRP, un concentrato di plasma ricco di piastrine già impiegato in altri ambiti medici, per migliorare l’efficacia del trapianto di tessuto ovarico crioconservato.  

L’obiettivo è ambizioso: restituire non solo la possibilità di diventare madri, ma anche la naturale funzione ormonale dopo le cure oncologiche. 

Il contesto. Molte donne colpite da tumori in età fertile devono affrontare terapie aggressive (come ad esempio la chemioterapia e la radioterapia) che mettono a rischio la loro capacità riproduttiva e più in generale la funzione ovarica. La crioconservazione degli ovociti, fino a non molto tempo fa, rappresentava la tecnica standard adottata per giocare d’anticipo e provare a preservare quantomeno la fertilità della paziente. Oggi, invece, le linee guida includono anche un’altra possibilità: la crioconservazione (e il successivo trapianto) del tessuto ovarico.  

Grazie a questa tecnica innovativa, efficace e sicura (che ha ormai superato la fase sperimentale e viene abitualmente proposta nella pratica clinica), il tessuto ovarico della paziente può essere prelevato prima dell’avvio delle terapie oncologiche, crioconservato anche per diversi anni e infine reimpiantato. Il Policlinico di Sant’Orsola IRCCS, in particolare, è l’unico centro in Italia specializzato nell’attività di reimpianto ed è capace di offrire alle donne entrambe le possibilità di preservazione della fertilità (crioconservazione degli ovociti e del tessuto ovarico). 

Rispetto alla crioconservazione degli ovociti, il prelievo del tessuto ovarico presenta alcuni vantaggi. Anzitutto, è più adatto nei contesti di urgenza oncologica, quando la paziente deve iniziare immediatamente le cure contro il tumore. Mentre la stimolazione ovarica necessaria per il prelievo degli ovociti richiede almeno un paio di settimane di preavviso, il prelievo del tessuto ovarico può essere effettuato in qualsiasi momento del ciclo mestruale: per programmarlo sono sufficienti 24-48 ore. È inoltre l’unica tecnica di preservazione della fertilità disponibile per le pazienti in età prepuberale, e risulta particolarmente indicata nelle pazienti affette da tumori ormono-sensibili.   

La conservazione del tessuto ovarico, infine, consente di restituire alla donna non solo la fertilità spontanea (a differenza della criopreservazione degli ovociti, che richiede comunque una fecondazione assistita), ma anche la produzione naturale di ormoni. “Il tessuto permette di ripristinare la funzione ovarica – spiega Diego Raimondo, ricercatore del Policlinico di Sant’Orsola IRCCS – per le pazienti è importante perché significa non doversi affidare a terapie ormonali”.  

Il limite di questa tecnica? La cosiddetta “finestra ischemica”, una fase critica che si verifica subito dopo il reimpianto, durante la quale il tessuto deve sopravvivere con un apporto limitato di sangue. Nel corso di questo periodo, che dura circa una settimana, i vasi sanguigni devono infatti rigenerarsi in modo da garantire la sopravvivenza del tessuto. Se il tessuto non riceve adeguato supporto durante tale finestra temporale, può andare incontro a parziale degenerazione per mancanza di ossigenazione e nutrienti, riducendo di conseguenza la funzionalità dell’organo nel tempo. In particolare, può andare perduta più della metà dei follicoli (le strutture che contengono gli ovociti e supportano il loro sviluppo). 

Trapianto laparoscopico di tessuto ovarico crioconservato con plasma ricco di piastrine autologo: una via per migliorare la fertilità? La ricerca del Policlinico di Sant’Orsola IRCCS 
Proprio per mitigare il rischio di danno ischemico, un team di ricerca del Policlinico di Sant’Orsola IRCCS ha avviato uno studio per sperimentare l’impiego del plasma PRP gelificato nella fase di reimpianto del tessuto ovarico.  

Il PRP (plasma ricco di piastrine), ricavato dal sangue della stessa paziente, è ricco di fattori di crescita che rivestono un ruolo importante nella riparazione e rigenerazione dei tessuti, e viene già utilizzato efficacemente in diversi campi della medicina. Il progetto di ricerca, in particolare, mira a verificare la sua capacità di sostenere il tessuto ovarico nei primi giorni delicati dopo l’innesto. 
 
Il plasma viene trattato dal Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Area Metropolitana di Bologna, attivo presso l’IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli, per essere trasformato in un gel dal colore rossastro. I frammenti di tessuto ovarico vengono quindi inseriti all’interno di questa sostanza gelificata che viene innestata a livello pelvico tramite una laparoscopica in sede ovarica o nelle sue vicinanze.  Con il calore corporeo, il gel si scioglie rilasciando gradualmente i fattori di crescita che aiutano il tessuto a rigenerarsi e a sopravvivere. 

Lo studio è articolato in due fasi: la Fase I, già completata, ha verificato la sicurezza della procedura sulle prime pazienti arruolate. I primi risultati, presentati al recente congresso europeo di ginecologica oncologica “ESGO”, sono incoraggianti: tutte le pazienti hanno mostrato una riattivazione del tessuto, con un ritorno delle mestruazioni anticipato anche di un mese rispetto ai dati storici. In un caso si è già verificata anche una gravidanza spontanea. 

Ora si passa alla Fase II, che coinvolgerà 40 pazienti per valutare l’efficacia clinica nel lungo periodo, tassi di gravidanza inclusi. “Il potenziale è enorme – dichiara Raimondo, che lo scorso autunno ha presentato il progetto alla platea del secondo Retreat della Ricerca del Policlinico di Sant’Orsola IRCCS - L'autotrapianto di tessuto ovarico con PRP autologo sembra essere una procedura sicura per la preservazione della fertilità e potrebbe essere efficace nel facilitare la ripresa della funzione ovarica e riproduttiva”.  

Il progetto è frutto dello sforzo collettivo di tutto il team di ricerca guidato dal prof. Renato Seracchioli, direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia e Fisiopatologia della Riproduzione Umana. Il Policlinico di Sant’Orsola IRCCS è da tempo un punto di riferimento nell’ambito della crioconservazione del tessuto ovarico: dal 2002 ad oggi oltre 1.300 pazienti sono stati sottoposte al prelievo del tessuto, e il trattamento ha permesso di ottenere già diverse gravidanze.