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Home » Per il Cittadino » Reparti e servizi » Ortopedia e traumatologia

Infezione osteoarticolari

Unità operativa Ortopedia e traumatologia

L’osteomielite è un processo infettivo che interessa l’osso e che può colpire tutte le fasce di età. In base al meccanismo con cui il germe patogeno giunge all’osso, distinguiamo:

  • Forme ematogene: per diffusione da un focolaio a distanza, attraverso una fase batteriemica e cioè attraverso il sangue; questo tipo di infezioni si riscontrano nell’85% dei casi in età pediatrica.
  • Forme non ematogene:
    • Da inoculazione diretta: di solito per traumi aperti o in seguito ad interventi chirurgici;
    • Per contiguità: per diffusione da un focolaio di infezione adiacente all’osso. Tali forme si osservano spesso in pazienti con insufficienza vascolare, vasculopatie periferiche e diabete mellito.

In base al decorso, le osteomieliti possono essere classificate come: acute, croniche o croniche primitive. Queste ultime, rappresentate ad esempio dall’ascesso di Brodie, sono causate da microrganismi poco aggressivi che determinano un quadro clinico cronico fin dall’esordio e sono tipiche dell’età infantile ed adolescenziale.

Da un punto di vista clinico l’osteomielite si manifesta, nella maggior parte dei casi, con dolore osseo isolato in assenza di sintomi sistemici; tuttavia febbre e senso di spossatezza possono essere presenti. Possono associarsi a fistola cutanea o deiscenza di una cicatrice chirurgica.
Gli esami di laboratorio mostrano frequentemente leucocitosi (incremento del numero di globuli bianchi) ed aumento di indici di flogosi aspecifici, come la VES e la PCR.

L’esame di I livello a cui sottoporsi è la radiografia, che, tuttavia, in particolare nelle fasi iniziali, può non essere dirimente. Alla RX si può osservare una radiotrasparenza che appare dapprima a chiazze e poi sempre più diffusa a causa della progressiva demineralizzazione indotta dallo stato infiammatorio locale. Negli stadi avanzati, si sviluppano fenomeni osteoproduttivi che determinano un caratteristico aspetto disomogeneo dell’osso, caratterizzato da aree radiotrasparenti accompagnate da aree di maggiore radioopacità. Come esami di II livello si può utilizzare la TC, ottima per uno studio approfondito e per eseguire biopsie mirate o drenaggio di ascessi; la RMN, che rappresenta la metodica più sensibile per identificare il processo patologico al suo esordio; la scintigrafia ossea con Leucociti marcati con Indio-111, che rappresenta la principale indagine diagnostica in virtù dell’elevata sensibilità e specificità.

Una volta fatta la diagnosi, è necessario iniziare quanto più precocemente possibile una terapia antibiotica empirica. Nel caso in cui tale cura non risulti essere efficace, l’iter terapeutico prevede solitamente l’esecuzione di una biopsia con prelievo di un campione tissutale destinato all’ esame colturale. Tale esame consente di isolare il germe responsabile dell’infezione, verificarne la sensibilità agli antibiotici disponibili in commercio ed attuare un trattamento farmacologico mirato. Nei casi in cui le infezioni risultino resistenti al trattamento farmacologico mirato, è necessario effettuare un intervento di pulizia chirurgica che, oltre ad asportare il tessuto infetto e quello necrotico, permette agli antibiotici di raggiungere più facilmente il focolaio di infezione.


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