Chirurgia dell'epilessia

Cos’è 

La chirurgia dell’epilessia è un trattamento neurochirurgico utilizzato per ridurre o eliminare le crisi epilettiche in soggetti selezionati. Soltanto alcuni pazienti interessati da epilessia focale e farmacoresistente, infatti, sono candidabili per questa possibilità terapeutica. 

Il termine include in realtà diverse tipologie di intervento: 

  • Resezione focale. Operazione che prevede l’asportazione chirurgica della zona epilettogena, ossia dell’area del cervello dove si sviluppa la crisi epilettica. 
  • Disconnessione. Procedura che consente di interrompere le connessioni della zona epilettogena con le restanti aree cerebrali, in modo da impedire la diffusione dell’attività epilettica.
  • Neuromodulazione. Questa tipologia di interventi si concentra sul contenimento della frequenza e dell’intensità delle crisi epilettiche agendo sulla riduzione dell’eccitabilità della corteccia cerebrale. La stimolazione del nervo vago (procedura che prevede l’impianto di un dispositivo simile a un pacemaker, in grado di stimolare il nervo vago) rappresenta un esempio di intervento di neuromodulazione. 

In genere l’intervento viene realizzato in regime di anestesia generale. Tecniche e modalità dell’esecuzione chirurgica dipendono ovviamente dalla procedura: in termini generali, i neurochirurghi possono operare attraverso una piccola apertura sul cranio oppure per via endoscopica.
 

A cosa serve 

L’intervento chirurgico ha l’obiettivo di migliorare la qualità della vita riducendo la frequenza e l’intensità delle crisi epilettiche o eliminandole del tutto.

La chirurgia non rappresenta la prima opzione terapeutica per la cura di questa malattia ma può essere indicata per soggetti interessati da epilessia: 

  • Farmacoresistente, ossia da un’epilessia che non risponde ai farmaci antiepilettici e che quindi non può essere gestite efficacemente attraverso tali trattamenti
  • Focale, cioè quando le crisi epilettiche si sviluppano a partire da una specifica e ben delimitata area del cervello. 

Per procedere con l’intervento chirurgico è infatti necessario identificare con precisione la zona epilettogena – e ovviamente è fondamentale che tale area del cervello possa essere rimossa o disconnessa senza creare nuovi deficit neurologici o cognitivi. 

Nella maggior parte dei casi l’operazione viene eseguita in età pediatrica o comunque prima dei 18 anni: è infatti consigliabile intervenire il prima possibile in modo da consentire al paziente di proseguire il normale sviluppo cognitivo. Presso il Policlinico di Sant’Orsola, in particolare, è attivo il centro specializzato di Neurochirurgia Pediatrica, struttura interaziendale di riferimento regionale per il trattamento chirurgico dell’epilessia
 

Come prepararsi 

Prima dell’operazione il paziente viene sottoposto ad una lunga e articolata sequenza di accertamenti per localizzare l’area del cervello responsabile dell’attività epilettica e verificare l’idoneità all’indicazione chirurgica. L’iter può includere diverse visite ambulatoriali, test neurocognitivi ed esami strumentali (video-elettro-encefalogramma, risonanza magnetica, PET e SPECT, stereo-EEG). 

Dopo il trattamento 

Al termine dell’intervento il paziente viene ricoverato in terapia intensiva, dove è previsto il risveglio e una fase di attento monitoraggio (quando necessario viene eseguita anche una TC dell’encefalo). Può essere somministrata una terapia antidolorifica per alleviare il mal di testa. 

In assenza di complicazioni, dopo alcune ore il paziente viene spostato in regime di degenza ordinaria. Le dimissioni avvengono a distanza di qualche giorno dall’operazione. 

È consigliabile un periodo di riposo a domicilio prima di riprendere le normali attività della vita quotidiana. 

In seguito, l’epilettologo rivaluta il paziente a distanza e stabilisce quando e se ridurre (fino a sospendere) la terapia farmacologica antiepilettica.
 

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