La denervazione renale è una terapia per la cura dell’ipertensione arteriosa “maligna”, ossia resistente ai farmaci. In sostanza, tale trattamento ha l’obiettivo di interrompere la trasmissione di impulsi nervosi da e verso i reni spegnendo le fibre nervose renali del sistema simpatico.
La procedura, che viene eseguita in regime di sedazione profonda e dura circa un’ora, prevede l’utilizzo di un apposito dispositivo medico che eroga energia a radiofrequenza a basso livello. Tale dispositivo, che consiste in un catetere dotato di un elettrodo sulla punta, viene inserito attraverso l’arteria femorale e fatto scorrere attraverso le vie sanguigne fino all’arteria renale. Una volta posizionato correttamente (grazie all’aiuto dei raggi X) si effettuano diversi trattamenti locali con emissione di radiofrequenze che generano calore e consentono di interrompere la trasmissione di impulsi nervosi.
I nervi del sistema simpatico renale (parte del sistema nervoso autonomo) possono giocare un ruolo importante nel mantenimento dell’ipertensione arteriosa. Per questo motivo, quando il cambiamento delle abitudini alimentari e le terapie farmacologiche non sortiscono l’effetto sperato, si procede con la denervazione delle fibre nervose.
I pazienti che assumono anticoagulanti o antiaggreganti devono comunicarlo anticipatamente. È infatti necessario sospendere (in accordo con il medico curante o il reparto che segue il paziente) tali terapie almeno una settimana prima della denervazione.
Al contrario, non sussistono problemi in caso di terapia anti-ipertensiva, che può essere continuata regolarmente.
Una volta terminato l’intervento il paziente deve rimanere a letto per almeno 12 ore, in osservazione presso il reparto di degenza.
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