World Transplant Games: tra gli oltre duemila atleti trapiantati da tutto il mondo anche tre sportivi seguiti al Sant’Orsola. Le storie di Alessandro, Samantha e Luca, entrati nella nazionale grazie all’associazione ANED, dimostrano che dopo un trapianto la vita non solo continua, ma può diventare ancora più intensa.
A Dresda, dal 17 al 24 agosto, è andata in scena la 25esima edizione dei World Transplant Games, competizione sportiva internazionale per atleti che hanno ricevuto un trapianto d’organo. Alla manifestazione - che per la prima volta si è tenuta in Germania -hanno partecipato 2200 atleti, uomini e donne da tutto il mondo (51 paesi rappresentati). L'Italia, in particolare, si è presentata con una delegazione coordinata da Aned-Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto e composta da 59 atleti (47 uomini e 12 donne): tre di loro sono legati all’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola.
Abbiamo parlato dell'importanza dell’attività fisica e trapianto con Valentina Totti, chinesiologa e ricercatrice sanitaria dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola, in qui giorni presente all’evento.
Vincere insieme a chi ha sofferto ha un sapore diverso
Alessandro Pege, ad esempio, ha ricevuto proprio al Sant’Orsola il suo nuovo rene, nel 2018. Quella di Dresda 2025 è sua la terza Olimpiade dei Trapiantati, dopo Newcastle 2019 e Perth 2023 – i giochi mondiali del 2021 sono stati annullati causa Covid, ndr. Ma, a onor del vero, sono almeno dieci anni che ruota attorno al giro della Nazionale. “Sono entrato in contatto con ANED sport già nel 2015, ben prima del trapianto – racconta Alessandro - Ero l’unico dializzato in mezzo a tanti trapiantati. Mi hanno dato la forza per andare avanti e proseguire, quello è stato il lancio”.
Insieme alla squadra di volley, nelle sue tre Olimpiadi Alessandro ha centrato altrettanti ori consecutivi. “Abbiamo fatto un percorso importante, anche come ANED per quanto riguarda il volley. Ci troviamo una volta al mese con tutti i ragazzi, facciamo gli allenamenti, ci siamo preparati e siamo arrivati ai mondiali con una certa idea, che siamo riusciti a realizzare”.
“Ricordo ancora le emozioni provate durante la mia prima Olimpiade. In particolare, la cerimonia inaugurale: all’improvviso ti ritrovi in un’arena con altri 3mila atleti con un vissuto simile al tuo, che stanno bene e si divertono. Questo è il messaggio principale che ti porti a casa dai giochi: certo, vincere la medaglia fa piacere a tutti, ma vincerla insieme a chi ha sofferto è una cosa diversa”.
Il trapianto d’organo è infatti un’operazione invasiva, che può cambiare la vita. “L'atteggiamento è quello che aiuta ad affrontare la malattia – continua Alessandro - Io sono sempre stato fortunato e ho avuto l’energia di affrontare la malattia a testa alta, ho avuto anch’io le mie crisi ma lasciarsi andare non serve a niente, mi resettavo e partivo”.
“Un trapianto non impedisce di seguire le proprie passioni”. Della squadra di volley fanno parte anche Samantha Ciurluini e Luca Sinagra Brisca, entrambi in follow up presso l'IRCCS Policlinico di Sant’Orsola.
Samantha, in particolare, è stata operata a Vienna nel 2011 per un trapianto di polmone, e da quel momento è seguita per i normali controlli periodici presso il Policlinico di Sant’Orsola IRCCS. Sportiva da sempre, prima dell’intervento giocava a pallavolo: era un’atleta, insomma, ma non sapeva di poterlo continuare ad essere anche dopo il trapianto. “Non avevo mai sentito di trapiantanti che facevano sport ma non volevo mollare e ho iniziato ad interessarmi - racconta Samantha - non è stato facile ottenere l’idoneità sportiva ma per me quello è stato il primo successo, un ritorno alla vita”.
Ora, oltre a gareggiare con la Nazionale trapiantati, è stata accolta anche nella squadra volley del suo paese. A chi oggi sta affrontando le sue stesse difficoltà dice “non mollate e continuate ad allenarvi, provate a partecipare a questi eventi perché l’emozione che si vive è bellissima”.
“Faticavo anche a salire le scale, poi è arrivato il momento di rimettermi in gioco”. Dello stesso avviso è anche Luca Sinagra Brisca, 28enne nato con una patologia renale congenita. “Quanto la terapia è diventata più pesante, verso i 16/17 anni, ho capito che il trapianto sarebbe stato inevitabile. Mia madre è sempre stata consapevole che poteva donarmi il suo rene; quindi, ha fatto di tutto per far sì che avvenisse più rapidamente possibile - racconta ancora oggi emozionato - l’anno del trapianto, il mio primo obiettivo era tornare a scuola. Faticavo anche a salire le scale, ma i miei compagni mi aiutavano, mi portavano lo zaino. Poi è arrivato il momento di rimettermi in gioco”.
Operato a Palermo, da due anni è seguito dall’Unità Operativa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto diretta dal Prof. Gaetano La Manna dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola di Bologna, città dove si è trasferito da un paio d’anni per lavoro. Ha iniziato a fare attività sportiva seguendo il consiglio dei medici, e quello di Dresda è stato il suo primo Mondiale. In Germania ha rimediato due medaglie d’oro (una con la squadra di Volley, l’altra con quella di Basket) ma anche un lieve infortunio. “Per fortuna nulla di grave – rassicura - Entrare in questa squadra e incontrare i miei compagni è stata la migliore cosa che potesse succedermi. Per anni mi sono sentito come se fossi l’unico. I miei amici mi sono stati vicini, ma trovare un gruppo di persone che ha vissuto quello che ho vissuto io… è stato fondamentale. Non c’è bisogno di spiegarsi, ci si capisce subito.”