La fibrillazione ventricolare è un’aritmia caratterizzata da rapide contrazioni del muscolo cardiaco. Tali contrazioni sono talmente irregolari e disorganizzate che il cuore non riesce ad assolvere efficacemente la sua funzione di pompaggio di sangue.
L’irregolarità e la rapidità delle contrazioni riducono la gittata cardiaca, ossia la quantità di sangue ossigenato che il cuore riesce a mettere in circolo. Questo conduce rapidamente a una condizione di anossia (mancanza di ossigeno, per l’appunto) e, in breve tempo, all’arresto della circolazione sanguigna.
Questo insieme di eventi è caratterizzato da una rapida insorgenza e progressione, tanto che anche la successione dei sintomi (palpitazione, dolore toracico, respiro affannoso, cianosi e svenimento) è molto veloce. Non a caso, la fibrillazione ventricolare è la principale causa di morte da arresto cardiaco, e rappresenta un’urgenza medica da trattare in tempi brevissimi.
La causa principale della tachicardia ventricolare è la cardiopatia ischemica, ma l’aritmia può avere origine anche da squilibri elettrolitici, traumi, elettrocuzioni e da alcuni farmaci.
I medici hanno a disposizione essenzialmente quattro esami per diagnosticare la patologia: ecocardiografia, ECG, radiografia del torace ed esami del sangue. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il decorso della fibrillazione è talmente rapido da non lasciare il tempo di effettuare una diagnosi completa.
Come accennato, la fibrillazione ventricolare è un’emergenza cardiologica e va trattata tempestivamente. Si procede inizialmente con la defibrillazione mediante dispositivi esterni o, se questi ultimi non sono a disposizione, con una rianimazione cardiopolmonare (respirazione bocca a bocca e massaggio cardiaco).
Una volta stabilizzata la situazione, si somministra una terapia antiaritmica per evitare che la situazione precipiti nuovamente.
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