Giornata Mondiale dell’Alzheimer. Un momento per riflettere, comprendere e sostenere

20 Settembre 2025

Sabato 20 settembre i medici, gli psicologi e gli infermieri del Centro dei Disturbi Cognitivi e Demenza Sant’Orsola promuovono un incontro per informare sugli aspetti non farmacologici della sfera cognitiva e comportamentale di questa patologia, che colpisce milioni di persone nel mondo, circa 3 al secondo.

L’appuntamento, presso le Aule 1 e 2 del padiglione 3 del Sant'Orsola, non è solo un momento di sensibilizzazione, ma anche un richiamo alla responsabilità collettiva nel costruire una società più inclusiva, consapevole e solidale verso chi convive con questa malattia e le loro famiglie. L'incontro si svolge in presenza o in remoto collegandosi da questo link

Accanto a ogni persona malata di Alzheimer infatti c’è quasi sempre un caregiver, spesso un familiare, che si prende cura di lei giorno dopo giorno. Il caregiver si occupa dell’assistenza fisica, psicologica ed emotiva del malato: prepara i pasti, somministra le medicine, gestisce le emergenze, offre conforto, ascolta, supporta. Essere caregiver significa spesso mettere da parte la propria vita personale e professionale, affrontando stanchezza, isolamento, senso di impotenza e, a volte, anche la mancanza di adeguato sostegno da parte delle istituzioni. Eppure, il suo ruolo è centrale, insostituibile. Il caregiver è la spina dorsale dell’assistenza domiciliare, troppo spesso nell’ombra.
Proprio per riconoscere il valore di questo lavoro silenzioso, i medici, gli psicologi e gli infermieri del Centro dei Disturbi Cognitivi e Demenza del Policlinico di Sant’Orsola hanno promosso un incontro sabato 20 settembre, dalle 10 alle 13, per informare sugli aspetti NON farmacologici degli aspetti cognitivi e comportamentali che si associano al Disturbo Neurocognitivo Maggiore. Ricevere informazioni sui sintomi cognitivi e comportamentali e strategie di approccio a tali problematiche può aiutare i caregivers a supportare meglio il loro familiare nel percorso di cura.

L’Alzheimer è la forma più comune di demenza e comporta un progressivo deterioramento della memoria, del linguaggio, del pensiero e delle capacità di svolgere le attività quotidiane. Il disturbo cognitivo è una patologia anche età relata e genere relata presentando una maggiore prevalenza in pazienti ultra85enni e di sesso femminile (prevalenza quasi doppia rispetto al genere maschile).
Il fenomeno demenze, in linea con le previsioni epidemiologiche legate all’invecchiamento della popolazione, interessa fortemente la Regione Emilia-Romagna, un territorio in cui il 24,5% della popolazione (corrispondente a 1.091.911 abitanti) ha più di 65 anni . La “sindrome demenza” (causata da più di 100 patologie diverse di natura degenerativa, vascolare o traumatica di cui la malattia di Alzheimer è la forma più frequente) rappresenta una delle principali cause di disabilità per le persone anziane, perché l’invecchiamento è il principale fattore di rischio anche se “essere anziani non vuol dire avere necessariamente la demenza”. Questo concetto è importante per comprendere e combattere lo stigma ancora molto elevato che contribuisce all’isolamento e alla mancata richiesta di aiuto da parte delle famiglie.
Nel 2023, in Emilia- Romagna, sono 64.655 le persone assistite per demenza (63.543 nel 2022, 62.741 nel 2021 e 65.437 nel 2020), con una prevalenza di 23,1 persone per 1000 abitanti (di questi 42.352 sono di sesso femminile, mentre 22.303 di sesso maschile). Nell’ambito dei casi di demenza il numero delle persone con demenza con età inferiore ai 65 anni è pari a 1.527 (2,4% del totale), risultando che la prevalenza della demenza giovanile è pari a 2 per 1000 abitanti.