Trapianti d'organo e infezioni: una protezione "su misura"

23 Gennaio 2023

L'Irccs partecipa alle attività dello studio "HORUS", progetto di ricerca che coinvolge 15 partner sparsi in diversi paesi europei e che punta ad ottenere una migliore comprensione dei meccanismi di interazione tra il sistema immunitario e il Citomegalovirus.

Ma cos'è il Citomegalovirus? Si tratta di un virus molto diffuso: secondo alcune stime il 70% della popolazione contrae l’infezione che poi rimane latente per tutta la vita. In condizioni normali è asintomatica e viene tenuta facilmente a bada dalle nostre difese immunitarie. Raramente può manifestarsi sotto forma di sindromi simili alla mononucleosi, mentre può causare malformazioni fetali in caso di infezione contratta durante la gravidanza. Nei pazienti che vengono sottoposti a trapianto, però, il sistema immunitario deve essere depotenziato con apposite terapie per evitare il rigetto del nuovo organo. Ed è proprio a questo punto che il Citomegalovirus diventa pericoloso: «Si può riattivare un’infezione latente o, in alternativa, il paziente può essere contagiato proprio dall’organo del donatore», conferma Luciano Potena, direttore dell’unità operativa di Insufficienza cardiaca e trapianti del Sant’Orsola.

Circa la metà dei pazienti trapiantati sviluppa infatti l’infezione, mentre il 10/15% dei casi può andare incontro a gastroenteriti, polmoniti o a sindrome infettiva sistemica virale. «Anche se non compaiono sintomi acuti subito, l’infezione va monitorata nel tempo perché può venire fuori a distanza e portare a forme di rigetto cronico dell’organo trapiantato. E le terapie che vengono attualmente utilizzate per combattere il virus non sempre sono efficaci e prive di rischi».

Proprio per questo motivo l’Irccs partecipa al progetto di ricerca coordinato dall’Università di Bordeaux e finanziato nel contesto del programma Horizon Europe. «Sappiamo che in alcuni pazienti il Citomegalovirus passa come se nulla fosse mentre in altri crea grossi problemi – continua Potena – Attraverso sofisticate analisi di laboratorio che andranno a studiare la risposta del sistema immunitario in corso di infezione vogliamo capire perché». L’obiettivo ultimo? «Studiare delle strategie personalizzate e comprendere come intervenire nella maniera più efficace per ogni paziente».