La Radiologia Addomino-Pelvica Diagnostica e Interventistica e l’Ortopedia e Traumatologia del Policlinico di Sant’Orsola IRCCS hanno già eseguito quattro interventi di TAME, tecnica di microembolizzazione sicura, efficace e facilmente sopportabile che consente di gestire il dolore in caso di artrosi al ginocchio. Le storie di Makoto e Azzurra, i due giovani dottori che ne hanno permesso l’applicazione.
Makoto Taninokuchi Tomassoni è volato fino in Giappone, paese d’origine di suo padre, per studiare la tecnica direttamente da uno dei pionieri. Azzurra Paolucci, invece, ha passato quasi un anno in un centro d’eccellenza di Berlino, collaborando sul campo sia da un punto di vista clinico che scientifico. E una volta tornati a Bologna per concludere la loro specializzazione, entrambi hanno messo a frutto quanto imparato.
È infatti anche grazie all’intraprendenza di questi due giovani medici - oltre che alla professionalità e all’expertise delle unità operative di Radiologia Addomino-Pelvica Diagnostica e Interventistica e di Ortopedia e Traumatologia - se il Policlinico di Sant’Orsola IRCCS si è aggiunto all’elenco dei centri italiani capaci di proporre un nuovo intervento mininvasivo per il trattamento dell’artrosi: la TAME (Transcatheter Arterial Micro-Embolization).
La microembolizzazione delle arterie genicolate rappresenta una tecnica efficace, facilmente sopportabile e con bassa probabilità di complicanze per ridurre il dolore nei pazienti affetti da patologia degenerativa infiammatoria (l’artrosi, per l’appunto) del ginocchio. Il trattamento si basa infatti su una semplice puntura a livello femorale, eseguibile in anestesia locale, e sulla successiva iniezione di una sostanza embolizzante riassorbibile in corrispondenza del punto doloroso del ginocchio. Dopo una sola notte di osservazione, il paziente può infine essere dimesso a distanza di 24 ore.
“Questa particolare tecnica è stata inventata in Giappone dal dottor Yuji Okuno qualche anno fa e si è rapidamente diffusa in tutto il mondo – spiega Taninokuchi Tomassoni, radiologo che nel frattempo ha completato la specializzazione ed è entrato a far parte del team diretto dalla prof.ssa Cristina Mosconi – Durante un soggiorno a Tokyo nel 2023 ho avuto l’opportunità di osservare la procedura direttamente nelle sale angiografiche della sua clinica. Rispetto all’Italia l’ambiente è culturalmente diverso, ma entrambi i paesi mettono al centro il benessere dei pazienti”.
Paolucci, ortopedica in formazione specialistica, è invece tornata a Bologna a febbraio dopo aver speso quasi un anno presso l’Ospedale universitario della Charité della capitale tedesca. “A Berlino ho collaborato con il gruppo di lavoro che si occupa di medicina rigenerativa e tecniche alternative sull’artrosi, diretto dal prof. Tobias Winkler, e con la Radiologia Interventistica diretta dal prof. Federico Collettini. Mi sono occupata in particolare di individuare i pazienti candidabili per l’intervento e di seguirne i risultati nel tempo”.
Al momento, infatti, la TAME non viene eseguita su tutti i pazienti affetti da artrosi al ginocchio, ma può rappresentare una valida alternativa ai trattamenti tradizionali in alcuni specifici casi. “Ad esempio può rappresentare un’ottima soluzione per i pazienti che presentano troppe comorbidità o che sono troppo anziani per essere sottoposti ad un intervento di impianto protesico – chiarisce Massimiliano De Paolis, direttore dell’Ortopedia e Traumatologia del Policlinico - oppure per i pazienti con protesi che continuano a sentire dolore, eventualità che si verifica in circa il 15% dei casi”.
In alcuni casi, poi, la procedura può essere impiegata anche come “ponte” utile a prendere tempo verso un intervento più complesso. “Uno dei grandi vantaggi di questa tecnica consiste nella sua facile replicabilità – commenta in merito la prof. Cristina Mosconi, direttrice della Radiologia Addomino-Pelvica Diagnostica e Interventistica del Policlinico – Trattandosi di una procedura sicura e ben sopportabile, infatti, può essere facilmente ripetuta se a distanza di qualche tempo riemerge il dolore”.
Gli specialisti del Policlinico di Sant’Orsola IRCCS hanno già eseguito quattro interventi su pazienti affetti da artrosi al ginocchio, ma la TAME può essere potenzialmente impiegata per la cura dell’artrosi di tutte le articolazioni.
Che cos’è l’artrosi. L’artrosi è una patologia degenerativa cronica legata all’invecchiamento delle articolazioni (in particolare anca e ginocchio). La progressiva usura del tessuto cartilagineo determina infatti una riduzione della capacità motoria, infiammazione e dolore. La malattia interessa quasi 5 milioni di italiani e oltre 600 milioni di persone in tutto il mondo, ma questi numeri sono destinati a raddoppiare nei prossimi 20 anni a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita.
Come funziona l’embolizzazione. Nel dettaglio, la TAME si propone di ridurre l’infiammazione interrompendo momentaneamente il flusso sanguigno della membrana sinoviale ipertrofica (il tessuto mediatore del dolore). Per ottenere questo obiettivo, gli specialisti inseriscono attraverso l’arteria femorale minuscoli cateteri per poi guidarli fino alle arterie genicolate, i vasi sanguigni che alimentano la membrana. A quel punto, l’embolizzazione consiste nell’iniezione di una sostanza riassorbibile, ossia di particelle sintetiche di dimensioni nanometriche che bloccano la circolazione sanguigna nei vasi prescelti per alcune ore, per poi essere smaltite naturalmente dall’organismo.