Il carcinoma dell’endometrio è il più frequente tra i tumori ginecologici. Si tratta di una neoplasia che colpisce l’endometrio, ossia la mucosa che riveste la parete interna dell’utero, e che si sviluppa soprattutto dopo la menopausa.
Il termine “carcinoma” indica un tumore maligno, ossia una formazione di cellule (in questo caso dell’endometrio) che proliferano in maniera incontrollata finendo per creare una massa neoplastica.
Nel caso del carcinoma endometriale, tale massa si manifesta inizialmente sotto forma di perdite ematiche anomale dalla vagina. Con il passare del tempo insorgono anche dolori pelvici, addominali e lombosacrali, e nel lungo elenco dei sintomi vanno citate ance la comparsa di tumefazioni linfonodali a livello inguinale, alterazioni dell’attività intestinale e difficoltà respiratorie.
Le cause che portano alla formazione del carcinoma non sono ancora del tutto chiare. Ciononostante si conoscono alcuni fattori di rischio: le diete alimentari ricchi di grassi saturi e carni rosse ne sono un esempio, così come condizioni di obesità, l’assenza di gravidanza, la sindrome dell’ovaio policistico e una menopausa tardiva.
Se una donna in menopausa nota perdite di sangue dalla vagina (o se, allo stesso modo, una donna fertile presenta perdite sospette durante il periodo inter-mestruale) deve sottoporsi a una visita ginecologica. I medici, dopo aver analizzato i sintomi della paziente, potrebbero prescrivere un’ecografia pelvica transvaginale e addominale per approfondire la situazione: se da tali esami viene individuata una lesione sospetta, diventa poi necessario stabilirne la natura attraverso un’isteriscopia diagnostica.
L’iter diagnostico, infine, potrebbe completarsi con l’esecuzione di una Tac o Risonanza magnetica.
La terapia varia da caso a caso in base allo stadio del carcinoma e alle condizioni di salute del paziente, e viene stabilita da un equipe multidisciplinare che coinvolge anche oncologi e ginecologhi.
In linea generale, comunque, il trattamento del carcinoma endometriale prevede di rimuovere chirurgicamente l’utero (isterectomia). Nella maggior parte dei casi vengono asportate anche le tube, le ovaie e i linfonodi pelvici. Dopo l’operazione, poi, le pazienti si devono spesso sottoporre a cicli di radioterapia o chemioterapia.
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