Si tratta di un infiammazione della mucosa gastrica, il tessuto che riveste le pareti interne dello stomaco. Questo particolare tipo di gastrite si caratterizza per l’origine autoimmune, ossia provocata da un comportamento anomalo del sistema immunitario.
Stiamo parlando di una gastrite di tipo cronico, ossia caratterizzata da un esordio graduale e da un decorso piuttosto lungo e prolungato nel tempo. Proprio per questo motivo la gastrite autoimmune risulta molto difficile da riconoscere nelle fasi iniziali, dal momento che il paziente può non accusare alcun sintomo specifico anche per anni.
Il primo campanello d’allarme, in questo senso, è solitamente rappresentato dalla comparsa dell’anemia (condizione patologica caratterizzata dalla riduzione della quantità di ferro presente nell’organismo). Tra le possibili conseguenze della gastrite autoimmune rientrano anche il diabete mellito di tipo 1 e alcune malattie legate alla tiroide.
La gastrite autoimmune ha origine ereditaria. Il processo infiammatorio è causato da una reazione autoimmune: il sistema immunitario identifica erroneamente le cellule della mucosa gastrica come elementi estranei e le attacca, dando così origine all’infiammazione.
La diagnosi può basarsi essenzialmente su due differenti esami: il test di Shilling, che prevede la somministrazione di vitamine e il successivo prelievo di un campione di urina, e l’analisi del succo gastrico mediante biopsia endoscopica.
La terapia viene decisa in base alle condizioni del paziente e alla gravità dell’infiammazione. Il trattamento si basa in genere sulla somministrazione di vitamine e su alcune modifiche alla dieta abituale.
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