SI tratta della misurazione indiretta del gradiente pressorio venoso epatico, un parametro che viene impiegato per valutare la pressione della vena porta. Rispetto alla misurazione diretta questa tecnica è meno invasiva e presenta un minor rischio di complicanze.
La procedura viene eseguita in anestesia locale e prevede l’introduzione di un catetere angiografico. Solitamente tale strumento viene inserito in una vena dell’avambraccio o del braccio, nella vene giugulare destra o nelle vene femorali e poi posizionato delicatamente sotto guida fluoroscopica (vale a dire tramite raggi X).
Una volta che il catetere è giunto all’altezza dei vasi sanguigni del fegato vengono quindi eseguite diverse misurazioni sia nella vena sovraepatica, sia in condizioni di flusso libero che bloccato (ossia ostruendo il vaso sanguigno), nella vena cava inferiore e nell’atrio destro.
Dopo aver completato le rilevazioni, si procede alla rimozione del catetere e al calcolo della pressione portale.
La misurazione ha lo scopo di valutare la pressione della vena porta, che in condizioni normali dovrebbe oscillare tra i 3 e i 5 mmHg. L’esame può quindi essere prescritto per la diagnosi, la classificazione e la prognosi dell’ipertensione portale o per valutare l’efficacia delle terapie farmacologiche correlate a questa condizione patologica.
Non sono previste norme di preparazione particolari.
Una volta terminato l’esame il paziente può riprendere le normali attività della vita quotidiana.
Malattie correlate
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