Prostatectomia radicale

Cos’è 

La prostatectomia radicale è un intervento chirurgico che consiste nell’asportazione completa della prostata, ghiandola situata al di sotto della vescica che contribuisce alla produzione del liquido seminale. Nel corso della stessa operazione vengono rimosse anche le vescicole seminali (altre due ghiandole presenti esclusivamente nel corpo maschile) e, in alcuni casi, i linfonodi vicini. Infine, si unisce l’uretra alla vescica, ripristinando così la continuità delle vie urinarie.

Nel corso degli anni le innovazioni tecnologiche e, più in generale, il progresso in campo medico hanno permesso di sviluppare diverse tecniche per portare a termine questa operazione.
• Prostatectomia radicale a cielo aperto (o laparotomica). Si tratta della via più tradizionale e, oggigiorno, meno utilizzato, in quanto particolarmente invasiva. L’asportazione della prostata, infatti, viene portata a termine aprendo un’incisione di diversi centimetri nel basso addome, poco sotto l’ombelico. Attraverso questa apertura, infatti, i chirurghi operano direttamente sull’apparato genitale e riproduttivo maschile
• Prostatectomia radicale laparoscopica. A differenza della chirurgia laparotomica, l’approccio laparoscopico non prevede l’apertura di un’unica grande incisione, ma bensì di “buchi” di più piccole dimensioni (sempre a livello dell’addome) attraverso cui i medici infilano i propri strumenti. L’intervento viene quindi portato a termine grazie all’ausilio di un endoscopio, uno strumento flessibile dotato di luce e telecamera. Grazie a questo dispositivo, che è collegato ad un monitor presente in sala operatoria, i chirurghi possono procedere alla rimozione della prostata e degli altri organi.
• Prostatectomia radicala robotica. Questa tecnica segue lo stesso principio della procedura laparoscopica: gli strumenti, in altre parole, vengono sempre inseriti nel corpo del paziente attraverso piccole incisioni aperte sull’addome. A differenza di quest’ultima, tuttavia, l’operazione viene portata a termine grazie all’ausilio di bracci robotici, controllati dai chirurghi tramite un’apposita consolle, ed è quindi più precisa.
• Prostatectomia radicale nerve sparing. “Nerve sparing” significa “risparmia nervi”. E infatti questo particolare approccio, che può essere eseguito sia con tecnica laparotomica che laparoscopica (e quindi anche robotica), risparmia i tessuti che contengono i nervi deputati all’erezione.

I chirurghi scelgono l’approccio migliore tenendo conto dello stato di salute e delle esigenze del paziente. In ogni caso, la durata dell’operazione è molto variabile (dai 90 minuti fino a diverse ore) e l’intervento viene eseguita in regime di anestesia generale.

A cosa serve 

Nella maggior parte dei casi la prostatectomia radicale viene eseguita per rimuovere un tumore alla prostata, specie se la neoplasia è stata diagnostica ad uno stadio d’avanzamento iniziale ed ha quindi dimensioni contenute.

Nel corso dell’operazione, se si sospetta o si ha certezza della diffusione delle metastasi tumorali agli organi vicini, vengono rimosse anche le vescicole seminali e i linfonodi ialico otturatori.

Come prepararsi 

È necessario eseguire alcuni controlli clinici per verificare l’idoneità dell’operazione. Il paziente viene quindi sottoposto ad un’attenta valutazione della sua storia clinica e ad analisi del sangue complete, oltre che ad una serie di esami strumentali come l’elettrocardiogramma e la cistoscopia. In base alle indicazioni del medico, inoltre, vanno sospesi eventuali trattamenti a base di farmaci antiaggreganti, anticoagulanti e antinfiammatori.

Solitamente il paziente viene ricoverato la mattina stessa dell’operazione e deve presentarsi all’appuntamento a digiuno completo dalla mezzanotte della sera precedente, salvo diverse indicazioni da parte dello staff medico. Nelle ore e nei giorni successivi all’operazione è consigliabile l’assistenza di un parente o di un conoscente.

Dopo il trattamento 

Il decorso post-operatorio varia in base alla tecnica scelta. In ogni caso, al termine della prostatectomia radicale, i chirurgi posizionano un drenaggio vescicale per facilitare il deflusso dell’urina. Tale drenaggio viene rimosso a distanza di circa tre settimane dall’operazione, e può provocare qualche fastidio al paziente.

Il ricovero è più breve: se non emergono complicazioni e se gli esami di accertamento confermano la buona riuscita dell’operazione, infatti, il paziente viene dimesso dall’ospedale nell’arco di 2-4 giorni. In base alle condizioni di salute e alle caratteristiche del tumore prostatico, poi, possono essere prescritti ulteriori controlli e trattamenti, come la radioterapia.

Una volta dimesso, il paziente può riprendere le normali attività della vita quotidiana gradualmente. È consigliabile osservare un periodo di riposo per alcuni giorni ed evitare sforzi fisici intensi.

Nelle settimane successive possono manifestarsi incontinenza urinaria e problemi erettili. Nella maggior parte dei pazienti questi disturbi si risolvono con il passare del tempo, ma a volte permangono in maniera duratura. Proprio per limitare i problemi di erezione quando possibile viene eseguita la prostatectomia radicale nerve sparing.

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