Molti pazienti dopo il trapianto abbandonano lo sport perché hanno paura di “danneggiare” l’organo ricevuto. Ma quanto è fondato questo timore? Ne parliamo con Valentina Totti, chinesiologa e ricercatrice sanitaria dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola.
Dott.ssa Totti, dopo il trapianto si può riprendere a fare esercizio fisico?
“Non solo si può, ma è anche consigliato. L’esercizio fisico dovrebbe far parte del percorso post-trapianto tanto quanto le terapie, perché aiuta a proteggere e a mantenere in salute l’organo trapiantato. Anche nel pre-trapianto l’esercizio fisico aiuta ad arrivare all’intervento in condizioni fisiche migliori che sono correlate con un migliore outcome post trapianto.”
In che modo porta benefici per i pazienti trapiantati?
“Se l’esercizio fisico viene praticato con regolarità e quando la situazione clinica è stabile, può aiutare a recuperare forza, equilibrio e capacità aerobica per una ripresa della vita normale. Inoltre, un’attività fisica costante post trapianto contrasta gli effetti collaterali delle terapie farmacologiche come l’aumento di peso, della pressione arteriosa e della glicemia, riducendo il rischio di eventi cardiovascolari ed aumentando la prospettiva di vita. Praticare esercizio fisico regolarmente riduce l’ansia e la depressione, migliorando la qualità della vita dei pazienti.”
Dopo quanto tempo dall’intervento è possibile tornare a praticare attività fisica e sport?
“La ripresa può avvenire anche non molto tempo dopo l’intervento: già sei mesi dopo il trapianto, se la situazione clinica è stabile, è possibile avviare un percorso di recupero fisico graduale. Ci tengo però a fare una distinzione.”
Dica pure
“Finora ho parlato di attività fisica: camminare, andare in bicicletta, compiere gesti semplici e quotidiani per muoversi. Quest’attività di contrasto alla sedentarietà è consigliata per tutti i pazienti trapiantati. Per quanto riguarda lo sport, inteso invece come attività agonistica che prevede allenamenti e competizioni, può sicuramente essere un’attività indicata previa idoneità e controlli medici. In generale, ogni percorso va valutato paziente per paziente.”
Da maggio l’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola ha avviato un percorso per accompagnare i pazienti trapianti verso l’esercizio fisico. In cosa consiste?
“Esatto, è un percorso avviato presso la struttura di Nutrizione Clinica e Metabolismo, diretta dalla prof.ssa Maria Cristina Morelli. Qui il paziente trapiantato viene seguito da dietologi, dietisti e chinesiologi portando avanti un vero e proprio intervento di “lifestyle”, che valuta in maniera complessiva le sue abitudini quotidiane: alimentazione, quale e quanta attività fisica svolge, terapie farmacologiche assunte, e così via. Sulla base di queste informazioni, viene costruito un piano personalizzato, che definisce piccoli obiettivi di incremento dell’attività fisica e dell’esercizio, calibrati sulle condizioni e sulle possibilità di ciascuno. Attraverso counseling motori e motivazionali, cerchiamo di inserire progressivamente l'esercizio fisico per farlo diventare un aspetto routinario della vita del paziente”.
Anche lo stesso Centro Riferimento Trapianti (CRT-ER) dell’Emilia-Romagna ha avviato da tempo il programma “Trapianto, Attività Fisica e Sport”. Di cosa si tratta?
“L’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola collabora con il CRT-ER per supportare i pazienti trapiantati e in attesa nella ripresa dell’attività fisica e sportiva, promuovendo il programma regionale “Trapianto, Attività Fisica e Sport”: le persone trapiantate o in lista d’attesa, se clinicamente idonee, vengono indirizzate dai centri trapianto e dalle unità operative che le hanno in carico verso i servizi di Medicina dello Sport del SSN. Qui il medico coadiuvato dal chinesiologo prescrive un esercizio fisico personalizzata, calibrata sulle condizioni del paziente, e praticabile in contesti sicuri come Palestre della Salute, palestre all’aperto o gruppi di cammino registrati nella “Mappa della Salute” della regione. Dei circa 200 pazienti inseriti nel programma regionale dal 2016, quelli seguiti al Sant'Orsola sono 88.”
Recentemente ai World Transplant Games di Dresda tre atleti seguiti dal Sant’Orsola hanno vinto diverse medaglie d’oro. Anche lei ha partecipato all’evento?
“Ho avuto l’onore di essere invitata per l’opening lecture del simposio organizzato dalla World Transplant Games Federation insieme all’Ospedale Universitario Carl Gustav Carus dedicato ai benefici dell’esercizio fisico e dello sport nelle varie tipologie di trapianto. L’esperienza italiana è risultata un punto di riferimento a livello internazionale, abbiamo condotto diversi studi in materia.”
Ci può fare qualche esempio?
“Abbiamo condotto vari studi sulla compatibilità di un trapianto di organo e la pratica sportiva. Abbiamo iniziato con lo sci alpino e il calcio, dimostrando che il dispendio energetico degli atleti trapiantati è paragonabile a quello degli atleti non trapiantati, ciò significa che il trapianto non compromette la capacità metabolica. Successivamente ci siamo focalizzati sul ciclismo, osservando le variazioni della funzionalità renale durante una maratona ciclistica di 130 km confrontando atleti trapiantati con atleti non trapiantati, e il risultato è stato il medesimo: i ciclisti trapiantati, in buone condizioni fisiche e adeguatamente allenati sono in grado di affrontare uno sforzo fisico intenso e prolungato, con modificazioni transitorie della funzionalità renale che regrediscono entro le 24 ore dal termine della gara, sovrapponibili a quelle dei soggetti non trapiantati. Per valutare la sicurezza di praticare sport di squadra come il calcio è stato condotto uno studio svolto in occasione dei primi Mondiali di calcio dei trapiantati, disputati a Cervia (2024). Gli infortuni che si sono registrati sono stati simili a quelli che si verificano durante i campionati UEFA: traumi muscolo-scheletrici agli arti inferiori, a legamenti e caviglie, senza alcuna conseguenza per gli organi trapiantati. Questo significa che anche discipline sportive considerate “a rischio”, come il calcio, si sono rivelate sicure ed è un risultato particolarmente importante perché il calcio, insieme agli altri sport di squadra, è tra gli sport più praticati dai pazienti giovani, in particolare dai bambini e dagli adolescenti. Oltre allo sport abbiamo condotto molti studi sull’efficacia della prescrizione di esercizio fisico post trapianto riscontrando un miglioramento della capacità aerobica, della forza e della qualità di vita oltre ad un miglior mantenimento della funzionalità renale nel lungo periodo rispetto ai pazienti trapiantati sedentari”
Qual è l’obiettivo di questi studi?
“Abbiamo in cantiere studi rivolti a valutare l’efficacia dell’intervento di “lifestyle”, quindi sana alimentazione ed esercizio fisico nei pazienti trapiantati e con insufficienza d’organo, nella riduzione del rischio cardiovascolare e valutare gli effetti sul microbiota intestinale e quindi la risposta immunitaria, oltre a creare una biobanca dati dei pazienti che potrà diventare una banca dati importante a livello internazionale. Dal lato sport continueremo, con il supporto delle associazioni dei pazienti, a registrare gli infortuni durante le competizioni sportive per arrivare a un consensus condiviso per il rilascio dell’idoneità sportiva agonistica anche per gli sport di squadra.”