Valvuloplastica aortica percutanea

Cos’è 

In sintesi, si tratta di un intervento che punta ad allargare la valvola aortica (ovvero la valvola collocata tra il ventricolo sinistro e l’aorta) per mezzo di un palloncino. La procedura ha inizio con l’inserimento di un catetere in una delle arterie del corpo, solitamente in quella femorale. Tale tubicino viene poi guidato delicatamente fino a raggiungere e superare la valvola aortica, in modo da misurare la pressione sia nell’aorta che nel ventricolo sinistro. Una volta giunto a cavallo della valvola aortica ristretta il palloncino, fino a questo momento sgonfio, viene gonfiato per qualche secondo, in modo da forzare l’apertura della valvola. Di solito uno o due gonfiaggi sono sufficienti ad ottenere l’effetto sperato e, dopo aver misurato nuovamente la pressione, i cateteri vengono rimossi.

A cosa serve 

La valvuloplastica viene impiegata in caso di stenosi aortica, e cioè di restrizione della valvola che regola il passaggio di sangue tra il cuore e il resto dell’organismo. In particolare lo scopo dell’intervento è triplice: attraverso il palloncino si cerca di aumentare l’apertura anatomica della valvola, contribuendo così a diminuire la pressione cardiaca interna e garantendo un maggiore flusso ematico.
Alcuni studi, tuttavia, hanno fatto notare che il rimedio nella maggior parte dei casi è solo temporaneo, dal momento che a distanza di alcuni mesi dalla procedura la valvola torna a restringersi. Ciononostante l’operazione viene ancora praticata in preparazione alla sostituzione della valvola o quando il paziente viene giudicato troppo fragile per sopportare un intervento di sostituzione (TAVI).

Come prepararsi 

Di solito il paziente viene ricoverato con un giorno d’anticipo rispetto all’intervento e preparato adeguatamente dal personale medico. È necessario il digiuno dalla mezzanotte precedente l’operazione.

Dopo il trattamento 

I medici e i cardiologi prescrivono almeno 12 ore di assoluto riposo. Dopo un paio di giorni il paziente viene dimesso e può riprendere le normali attività quotidiane, astenendosi però da sforzi eccessivi. È consigliabile aspettare almeno un mese prima di riprendere l’attività fisica.