La leucemia a tricoleutici è una particolare forma di tumore maligno caratterizzata dalla proliferazione anomala di linfociti di tipo B. Tali cellule, se osservate al microscopio, appaiono circondate da sottili filamenti di materiale citoplasmatico che ricordano vagamente una chioma capelluta. Da qui il nome di leucemia a cellule capellute.
I linfociti sono cellule del sangue che appartengono al sistema immunitario. Vengono prodotte dal midollo osseo, tessuto spugnoso contenuto in alcune ossa del nostro corpo e si distinguono in linfociti di tipo T e di tipo B. Questi ultimi, in particolare, producono anticorpi in grado di distruggere le sostanze estranee e potenzialmente pericolose per il nostro organismo.
In presenza di leucemia a cellule capellute, tuttavia, i linfociti di tipo B vengono prodotti in maniera eccessiva e anomala. Tali cellule si accumulano nel sangue e nella milza, ingrossando l’organo, e la loro proliferazione incontrollata può ostacolare la produzione di altre cellule del sangue (in particolare globuli rossi, globuli bianchi e piastrine).
Spesso la leucemia a tricoleuciti non si manifesta in maniera evidente, rimanendo “silente” anche per anni. Quando insorgono, i sintomi più comuni sono legato al calo del numero di cellule sane presenti in circolo. Il paziente, infatti, può lamentare debolezza ed eccessivo affaticamento anche in seguito a piccoli sforzi, perdita di peso ed una maggiore esposizione a lesioni ed infezioni. Inoltre l’ingrossamento della milza può stimolare una sensazione di fastidio pienezza a livello addominale.
Questo particolare tipo di leucemia si associa ad alcune mutazioni genetiche. Tali alterazioni inducono il midollo osseo a produrre un numero eccessivo di linfociti di tipo B non pienamente funzionanti. Le cause e i meccanismi di questo processo, in ogni caso, non sono ancora stati completamente chiariti.
In base ai sintomi riportati dal paziente e agli esiti di una visita completa, i medici possono prescrivere alcuni esami di accertamento. Solitamente si inizia dall’emocromo completo, ossia dall’analisi di un campione di sangue venoso che consente di valutare il numero e le caratteristiche delle cellule ematiche. In presenza di risultati positivi (ossia compatibili con la leucemia a cellule capellute) si approfondisce la situazione con ulteriori esami del sangue e biopsie del midollo osseo. In alcuni casi, infine, l’iter diagnostico viene completato con l’esecuzione di alcuni esami strumentali (ecografie, Tac, risonanze magnetiche) in modo da verificare le condizioni degli organi e l’insorgenza di eventuali complicazioni.
La terapia varia in base alle condizioni di salute e all’età del paziente, alle caratteristiche della leucemia e alla gravità della situazione. A volte può addirittura non essere impiegato alcun trattamento, specie quando il paziente non presenta sintomi evidenti: in questi casi, infatti, i medici preferiscono monitorare la situazione con frequenti esami del sangue o delle urine, in attesa di individuare l’approccio più adatto. Al contrario, in presenza di manifestazioni cliniche la terapia ha lo scopo di rallentare la progressione del tumore, alleviare i disturbi del paziente e limitare l’insorgenza di eventuali complicazioni. Non è ancora stata individuata, in ogni caso, una cura definitiva.
Il paziente può essere sottoposto ad uno o più cicli di chemioterapia o radioterapia. Nei pazienti candidabili, inoltre, è possibile procedere con il trapianto di cellule staminali.
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