L’alcolizzazione è una procedura terapeutica che consiste in ripetute iniezioni di alcol al 90% all’interno delle cisti del fegato o dei reni, con il preciso obiettivo di portare alla necrosi (morte) di tali raccolte liquide. La procedura può essere eseguita sotto guida ecografica o Tac, in base alla scelta dello staff medico, e prevede il ricorso all’anestesia locale. Per le lesioni di piccolo diametro il trattamento viene effettuato in regime di Day Hospital: il paziente è sottoposto a piccole sessioni separate di iniezioni di alcol (ad esempio una o due volte la settimana). Per le formazioni più grandi, invece, si può utilizzare la tecnica “one-shot”, praticata in regime di ricovero ordinario e sotto effetto di anestesia.
Il trattamento, che può provocare dolore passeggero, dura all’incirca una quindicina di minuti ad iniezione. La cisti viene punta con un ago apposito e svuotata del suo liquido, per poi essere nuovamente riempita con un quantitativo di alcol pari ad un terzo del liquido aspirato. Una volta conclusa l’iniezione il paziente viene invitato a cambiare posizione da sdraiato ogni cinque minuti (a pancia in su, pancia in giù, sul lato), in modo da consentire all’alcol di entrare a contatto uniformemente con tutta la parete della cisti. Per finire, l’alcol viene completamente aspirato e la ciste nuovamente svuotata.
L’iniezione di alcol ha lo scopo primario di “bruciare” la cisti. La procedura, infatti causa la necrosi coagulativa della formazione, a cui segue la fibrosi. L’etanolo, inoltre, provoca anche una trombosi dei capillari che riforniscono di sangue la cisti, portando quindi ad un’ischemia del tessuto. In sostanza, l’alcolizzazione da una parte distrugge le cellule tumorali, e dall’altra taglia i rifornimenti alla neoplasia.
I pazienti che assumono anticoagulanti o antiaggreganti devono comunicarlo anticipatamente. La sospensione o modifica della terapia deve essere concordata con il medico curante o il Centro terapeutico che normalmente segue il paziente, essendo buona norma sospendere almeno 7 giorni prima della biopsia la somministrazione di tali farmaci.
La procedura può essere eseguita solo in presenza di esami coagulativi non antecedenti di una settimana, con valori di INR < 1.5 e Piastrine > 50.000.
Se il medico richiedente l’indagine lo ritiene opportuno, può essere indicata una profilassi antibiotica da iniziare la sera prima della procedura e da continuare nei due giorni successivi.
Al termine della procedura viene eseguito uno studio TC o ecografico di controllo e, in assenza di complicanze immediate, il paziente può tornare al domicilio dopo un breve periodo d’osservazione (alcune ore).
Dopo il ritorno al domicilio è consigliabile un riposo per alcuni giorni. In caso di comparsa o peggioramento di sintomi dolorosi, di ipotensione e lipotimia (sensazione di improvvisa e forte debolezza), è bene recarsi al Pronto Soccorso per valutare l’eventuale insorgenza di complicanze tardive quali sanguinamenti, raccolte di fluidi o perforazioni di visceri cavi.
Strutture coinvolte