Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica che può interessare qualsiasi tratto dell’apparato gastrointestinale. Nella maggior parte dei casi si caratterizza per la comparsa di ulcere nell’intestino tenue e nel colon, ma l’infiammazione può colpire anche le altre sezioni dell’intestino, il tratto perianale, lo stomaco, l’esofago e la bocca.
Nei tratti di apparato gastrointestinale interessati dalla patologia si sviluppano lesioni dei tessuti (le ulcere intestinali). Tali ferite possono anche allargarsi e estendersi in profondità, arrivando a causare restringimenti (stenosi intestinali) o addirittura a bucare l’intestino. Nella maggior parte dei casi, infatti, l’infiammazione se non trattata per tempo colpisce la parete intestinale in tutto il suo spessore, e può portare alla formazione di aderenze con gli organi circostanti.
Il morbo di Crohn è una malattia cronica, ed è quindi caratterizzata da uno decorso lento e graduale che persiste nel tempo. In genere si alternano fasi di riacutizzazione, durante le quali i disturbi si manifestano in maniera più intensa, a fasi di remissione, nel corso delle quali i sintomi sono lievi o del tutto assenti.
Il quadro clinico è molto variabile e dipende dalla gravità della patologia e da quali tratti dell’apparato gastrointestinale vengono interessati dall’infiammazione. Tra i sintomi più ricorrenti del morbo di Crohn ritroviamo la diarrea cronica (che persiste per diverse settimane, anche con tre o quattro scariche al giorno), vomito, crampi e dolori addominali, perdita improvvisa e apparentemente inspiegabile di peso e presenza di sangue o muco nelle feci. In molti casi la prima manifestazione della malattia è costituita dalla febbre, e a volte possono comparire anche stanchezza, dolori articolari, perdita dell’appetito e rossore degli occhi.
I sintomi, in ogni caso, variano molto a seconda delle sedi e della gravità dell’infiammazione, e spesso alternano periodi di particolare intensità a momenti più lievi.
Le cause del morbo di Crohn non sono ancora state individuate con certezza. L’ipotesi più quotata, in ogni caso, considera la malattia come il risultato di più fattori: genetici, ambientali, alterazione della flora batterica e risposte autoimmuni da parte della mucosa intestinale.
Oltre ad eseguire un esame obiettivo sull’addome del paziente, i medici possono prescrivere esami del sangue e analisi delle feci. Oltre a questi test “preliminari”, poi, l’iter diagnostico ricomprende diverse metodiche di indagini ecografiche, in risonanza magnetica. Possono essere usati per la diagnosi del morbo di Crohn anche la colonscopia e l’esplorazione chirurgica sotto anestesia.
Al momento non è ancora stata individuata una cura in grado di guarire definitivamente la malattia. I trattamenti si concentrano piuttosto sul miglioramento della qualità di vita dei pazienti, alleviando i sintomi e limitando le fasi acute della malattia. Le terapie variano da caso a caso in base alla localizzazione e al tipo di lesioni, alle condizioni di salute del soggetto colpito e alla gravità del quadro clinico, e hanno in genere un approccio multidisciplinare. I trattamenti possono essere sia di tipo farmacologico che chirurgico.
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